Yalea


Nella mia attività di counsellor a orientamento ipnologico quello che faccio è guidare un’altra persona a entrare in uno stato profondo ed elevato della coscienza e a muoversi in esso. Per poter fare questo io stesso entro in uno stato di trance più o meno profonda. Ma mentre la persona in trance davanti a me, pur restando lucida e cosciente, se lo vuole e se ci riesce può abbandonarsi liberamente al suo viaggio, io ovviamente resto in uno stato di trance più vigile che mi permette di condurre il viaggio e di rispondere adeguatamente, se necessario, a qualunque stimolo dell’ambiente.
Si crea comunque in questo modo un “campo di coscienza” comune in cui spesso la persona nella sua trance anticipa i miei suggerimenti prima che li abbia espressi a voce alta, e a me succede di percepire particolari del viaggio che la persona sta facendo senza che mi vengano detti ma che nella chiacchierata dopo la trance si rivelano esatti. Normalmente però io resto ai margini della trance che sto guidando, e che riguarda l’altra persona e non me. Io sono solo un accompagnatore.
Dal momento che partecipo comunque alla trance, spesso mi capita di percepire le entità che sono venute per aiutare il viaggio della persona e di avere con loro dei silenziosi dialoghi che possono riguardare me o più spesso il lavoro che sto facendo in quel momento. E talvolta con queste entità instauro poi un rapporto personale, come mi è successo recentemente ad esempio con Yogananda. Succede anche che gli arcangeli o altri esseri incorporei comunichino dei messaggi diretti a me attraverso la persona che nella trance è entrata in contatto con loro.
Un po’ di tempo fa però è successo che gli arcangeli mi abbiano chiesto di “entrare” nelle trance di un mio cliente. Più che cliente è un amico che da diversi anni mi ha scelto come facilitatore del suo percorso spirituale. È un grande visionario — lo dico in senso assolutamente positivo — che fin dall’inizio del nostro percorso assieme è entrato in comunicazione diretta e personale con gli arcangeli, in particolare con Uriel. Nel corso delle sue sedute spesso gli arcangeli mi hanno chiesto di fare per lui dei “rituali” energetici. E a un certo punto mi hanno chiesto di “entrare” nella sua trance e di partecipare ai rituali assieme a lui. Le esperienze seguite a questa modalità, per me nuova, di interagire col viaggio di un’altra persona sono state profonde ed intense. Mentre guidavo il rituale — istruito dagli arcangeli su cosa dovessi fare — contemporaneamente partecipavo al rituale assieme al mio amico. L’energia che si sprigionava in questo modo era fortissima e profondamente benefica, credo per entrambi.

All’inizio di quest’anno, in una trance del mio amico è comparsa una donna africana che ha detto di chiamarsi Yalea. Sì è presentata come la nutrice del suo villaggio, che aveva il compito di compiere i rituali della nascita per ogni nuovo bambino che arrivava. E ha anche spiegato di essere collegata all’aspetto femminile dell’arcangelo Michele, che infatti era presente a questo incontro. Ci è stato chiesto di compiere durante la trance il passaggio della gestazione e della nascita per poi essere accolti da Yalea che avrebbe svolto i rituali di accoglienza. E anch’io sarei dovuto nascere insieme al mio amico. L’energia materna e femminile dell’arcangelo Michele e di Yalea era pura e potente e ci permise di compiere un rituale di rinascita leggero e gioioso.
Nelle trance successive Yalea completò il racconto della sua storia. Il suo villaggio (situato nel Mali in un’epoca non meglio precisata ma probabilmente molto lontana nel passato) era da tempo in preda a forti e apparentemente insanabili conflitti. Era stato predetto prima della sua nascita che lei — che era destinata a prendere il posto del vecchio re — sarebbe riuscita a riportare l’armonia. Ma lei nacque muta, e gli abitanti del villaggio caddero nella disperazione pensando che non fosse possibile che una regina che non era neanche capace di parlare potesse risolvere i conflitti in atto. Una parte di loro decise perciò di abbandonare il villaggio, gli altri restarono. Ma quando Yalea, all’età di dodici anni, prese il posto del re, la attaccarono ferendola addirittura fisicamente. Lei si limitò ad allontanarsi dal villaggio e andò sulle rive di un vicino lago, le cui acque racchiudevano il potere e l’energia dell’arcangelo Michele. Collegandosi con il lago Yalea guarì velocemente dalle ferite e poi, pazientemente, sfruttò le sue doti telepatiche per entrare in contatto direttamente con tutti gli abitanti del villaggio, l’uno dopo l’altro. Questo ebbe un forte impatto e gradualmente la situazione migliorò. I conflitti furono sanati e ben presto gli abitanti del villaggio smisero di parlare, abbandonando il linguaggio verbale per quel nuovo modo di comunicare che Yalea aveva insegnato loro. Alla fine decisero di unirsi tutti in un’unica coscienza, abbandonarono i loro corpi fisici e si fusero immergendosi nell’acqua del lago, dove ancora esistono fuori del tempo.
Dopo avere finito il suo racconto, Yalea invitò sia me che il mio amico a lasciare i nostri corpi sulla riva del lago — proprio come se ci levassimo un vestito — e ad entrare nell’acqua del lago per unirci a lei e alla coscienza collettiva del villaggio. La cosa che più mi colpì durante quell’esperienza fu che era possibile unirsi alla coscienza collettiva — diventare la coscienza collettiva — pur mantenendo chiara un’armonica percezione della propria identità.
In ultimo, la settimana scorsa, Yalea ha manifestato davanti a noi un fuoco azzurro, freddo e quasi liquido, che a me ha dato la sensazione di uno splendido cristallo di ghiaccio. Ci ha spiegato che quel fuoco aveva il potere di sintonizzarci con le frequenze della nuova energia e ci ha invitato a entrare nel fuoco insieme a lei.
Questo contatto con Yalea, tutto da approfondire, mi sta aiutando a ricollegarmi con l’amore puro e incondizionato di una madre. La Grande Madre.

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