Christmas Holidays

La cerimonia del solstizio a Tiahuanaco (Photo David Mercado - Reuters - National Geographic)

Quest’anno il mio Natale l’ho festeggiato il 21 dicembre, il giorno del solstizio, una festa che da tempi immemorabili e a tutte le latitudini del pianeta l’umanità, in un modo o nell’altro, ha sempre celebrato. Fondamentalmente, si tratta di una celebrazione del Sole che rinasce  iniziando un nuovo ciclo. Il solstizio infatti è il giorno in cui la notte è la più lunga dell’anno e la durata della luce solare è quindi al suo minimo. Dopo il solstizio d’inverno le giornate iniziano ad allungarsi nuovamente fino al solstizio d’estate, il 21 giugno, quando il ciclo della durata luce/buio tocca il suo polo opposto e si inverte.
Da bravo sciamano sardo, ho dunque celebrato il Sole Nascente scegliendo di visitare alcuni antichi santuari nuragici, l’ultimo dei quali, dove abbiamo salutato il sole che tramontava, è stato il Pozzo Sacro di Santa Cristina vicino a Paulilatino. Un luogo di potere che emana energie benefiche e altamente curative.
Avevo un senso di gratitudine per essere riuscito ad attraversare senza troppi danni il ciclo solare forse più difficile di tutte le nostre vite sulla Terra, il primo ciclo della Nuova Era. Ma non potevo nascondere a me stesso che sentivo anche una grande stanchezza interiore, causata dall’impegno che è stato necessario per non lasciarmi travolgere dalle turbinose correnti energetiche del 2013; correnti che ancora in parte fluiscono dentro e fuori di noi, ma che già stanno cedendo rapidamente il passo alle nuove energie del prossimo anno, altrettanto potenti ma probabilmente — e sperabilmente — più morbide e favorevoli.
La mia stanchezza interiore è stata in parte lenita dall’amore con cui la terra sarda e le sue pietre mi hanno accolto, ma mi ha anche  poi fatto apprezzare il fatto di non essere più legato ai tradizionali festeggiamenti natalizi e di potere quindi concedermi alcuni giorni di riposo e di cura nel tempio della mia casa, con l’amorevole presenza del mio gatto nero. E perciò tutto sommato mi sono trovato, credo per la prima volta nella mia vita, in piena sintonia con le parole di un Papa (Francesco, ovviamente): «Il Natale spesso è una festa rumorosa: ci farà bene stare un po’ in silenzio, per sentire la voce dell’Amore.»

In Occidente il Natale senza il minimo dubbio è la festa più importante dell’anno. Costruita a poco a poco, con diversi strati. C’è la festa religiosa ovviamente. La Nascita del Cristo, la venuta dell’Amore sulla Terra  nella sua pienezza, per chi crede negli insegnamenti trasmessi dal cristianesimo. Poi c’è la festa elaborata dagli americani che sono riusciti a diffondere i loro simboli nel mondo: l’albero e Santa Claus (inizialmente vestito di verde, in sintonia con l’albero, e solo in seguito “sponsorizzato”, secondo alcuni, coi colori della Coca Cola).
E c’è la festa dei “mercanti” che hanno invaso il tempio, e non mi riferisco ovviamente ai commercianti che approfittano di questo periodo per fare qualche vendita in più, ma a chi ha manipolato il Natale facendolo diventare una sfrenata corsa al consumismo, attualmente arginata dalla crisi.
Non ho intenzione di fare una disamina del significato del Natale e delle origini delle sue variegate tradizioni. Volevo solo far notare che all’interno di un’unica festa ci sono tanti tipi di energie e di “forme-pensiero”. Le forme-pensiero sono create dagli esseri umani e vengono nutrite dall’energia e dai pensieri di coloro che vi si collegano. Quando  una forma-pensiero viene nutrita sufficientemente acquista una sorta di autonomia e cerca di attirare il maggior numero di esseri umani così che il suo fabbisogno di nutrimento venga soddisfatto. Perciò sta a noi scegliere quali forme-pensiero vogliamo fare crescere collegandoci ad esse e nutrendole con la nostra energia.
Il Natale racchiude dei potenziali energetici molto benefici come l’amore per gli altri,  per chi ci sta vicino e per tutti gli esseri umani; racchiude la compassione, l’empatia e l’altruismo; il piacere di donare e di ricevere. E nel suo nucleo più profondo custodisce ancora l’energia e la vitalità del sole nascente, il potere e la saggezza della coscienza solare che è stata poi chiamata da molti la coscienza cristica.
Così il punto chiave — che si festeggi il Natale il 21 o il 25 o non lo si festeggi affatto — è l’opportunità di collegarsi consapevolmente a questi potenziali benefici e aiutarne la manifestazione in questa realtà, scartando invece le energie che non ci interessano. Ed è anche importante non giudicare chi è invece ancorato alle tradizioni, e magari proprio in questo modo riesce comunque a entrare in risonanza con la coscienza cristica, e ne viene arricchito.

Quest’anno il periodo natalizio può forse essere sfruttato nel modo migliore riservandosi degli spazi di silenzio e di meditazione (o introspezione) per entrare in risonanza col potere della nascita e prepararsi a partorire un nuovo sé stesso nell’anno che viene.
Nel silenzio è possibile entrare in risonanza col proprio Sé divino e fare pace coi propri fantasmi, guarire vecchie ferite e prendere commiato da ciò che è nel passato e non serve più il proprio benessere e la proprio evoluzione. Prendere commiato dalle vecchie storie, dalle vecchie versioni di sé stessi, abbandonare le convinzioni limitanti, riconoscere la parzialità delle verità in cui abbiamo creduto fino a ieri, così da poterle armoniosamente inserire in un quadro più vivido e completo della realtà.
Nel silenzio possiamo entrare in risonanza con l’amore e lasciarci inondare dal suo balsamo rivitalizzante.

Le giornate hanno ripreso ad allungarsi. Il sole riacquista gradualmente la sua potenza. La luce si rafforza. E l’inverno dei cuori ha iniziato il cammino verso la prossima estate.

Una risposta a “Christmas Holidays”

  1. Concordo pienamente sul Pozzo Sacro di Santa Cristina, cerco sempre di passarci almeno qualche volta all’anno, è magnifico e carica veramente tanto lo spirito…

    Alessandro

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