Un messaggio dei Siriani per gli Starseed

(Nel corso di una seduta con un cliente il Comandante, uno dei fratelli di Sirio con cui sono in contatto da alcuni anni, ha dato un messaggio toccante e profondo che può essere utile a tutti gli Starseed in risveglio)

«Fidati di quello che ti arriva, smetti di dire “non so”. Sai benissimo tutto, solo ancora non ricordi. Tu sei uno di noi, ma il tuo lignaggio stellare non è limitato a un unico sistema. Noi, e tu con noi, siamo esseri galattici che facciamo esperienza in tanti pianeti, in tanti sistemi stellari per arricchire la nostra anima, elevare la nostra coscienza e innalzare le frequenze dell’intera Galassia. Il primo passo – che già stai facendo ma che devi completare – è accettare la verità di queste affermazioni, di queste conoscenze che tu nel profondo già hai, senza dubitare inutilmente e abbandonando quegli atteggiamenti di scetticismo e talvolta di derisione che la maggior parte degli umani terrestri nel loro ottundimento hanno verso queste verità. Non c’è nulla di strano. Cinquecento o mille anni fa era molto raro che in una comunità arrivassero persone da altri continenti. La vostra civiltà non conosceva neanche l’esistenza di continenti come l’America o l’Australia, perciò qualcuno che pretendesse di arrivare da uno di questi continenti e lo descrivesse sarebbe stato preso per un imbroglione o per un pazzo. Oggi invece non c’è nulla di strano in qualunque città del mondo trovare qualcuno che ti dice di venire da Sidney piuttosto che da New York o dalla Mongolia. Non c’è nulla di strano, nessuno dubita delle sue affermazioni. Voi che state ricordando dovete iniziare ad avere questa stessa prospettiva allargandola a tutta la Galassia. Accettate che non ci sia nulla di strano che un Siriano o un Andromediano vivano sulla Terra. Sia che vi siano arrivati con un’astronave o con un veicolo di luce oppure − come nel vostro caso − semplicemente nascendo in un corpo umano fisico terrestre. Se inizi ad ampliare in questo modo con fiducia e convinzione le tue consapevolezze, anche la tua presenza sul pianeta acquista senso. In una prospettiva del tempo molto diversa dalla vostra, cento o mille vite sulla terra non sono altro che una missione di lavoro, proprio come se andassi per qualche anno in Cina per lavoro e poi tornassi a casa tua. Respira profondamente, lascia entrare questi concetti che già conosci ma che devi risvegliare e accettare. Se sposti la tua attenzione dalle difficoltà, dalle limitazioni di chi scende in una dimensione più densa e spesso molto ristretta come quella della vostra Terra, queste diventeranno più leggere, più tollerabili. E riguardo al tuo compito, è ben sintetizzato dall’immagine del sasso gettato nell’acqua che crea dei cerchi concentrici. Principalmente è per questo che siete nati qui, per emanare questa diversa energia che noi portiamo, così da aiutare il pianeta e l’umanità che lo abita nella sua evoluzione, e questo è tanto più importante in questo momento critico di grande cambiamento. Respira profondamente. Sappiamo che vorresti capire più specificamente cosa puoi fare, che compiti puoi assumere all’interno della tua missione, ma lo capirai col tempo. Non avere fretta, prenditi il tempo che serve, sviluppa la tua pazienza. Noi, insieme ai fratelli e alle sorelle di tante altre civiltà stellari che stanno aiutando la Terra, siamo sempre vicini, vi sosteniamo e vi guidiamo ma non possiamo svolgere i compiti che voi stessi vi siete assunti. E in questo siete, tra virgolette, degli eroi. Così avete chiamato, in quest’anno di pandemia, i medici e gli infermieri che per aiutare i malati, per cercare di salvare delle vite, hanno lavorato e tutt’ora lavorano mattina, sera e notte limitati da tutti i dispositivi di protezione, spesso in condizioni difficilmente sopportabili, per il caldo, per la difficoltà a respirare, per i segni lasciati dalle mascherine, tutte cose che avete visto nei vostri media. Ma avevano uno scopo, sentivano una missione, e hanno retto, continuano a portarla avanti. La loro condizione è simile alla vostra, anche voi avete dovuto indossare uno scafandro umano, un corpo fisico umano a cui non siete abituati, e questo spesso crea sofferenza, crea difficoltà, crea solitudine. Ma non è una punizione o una condanna. È un prezzo che molto consapevolmente e spinti dall’amore per i vostri fratelli terrestri avete volentieri accettato di pagare. Ora le frequenze della Terra stanno cambiando. Anche la densità dei corpi terrestri sta cambiando, e quindi gradualmente potrete sentirvi sempre meglio, e stare nel corpo fisico umano non sarà più come essere bardati come i medici appunto durante una pandemia, ma sarà sempre più come indossare abiti comodi. Vi sentirete liberi e leggeri. Ti stai avviando a questo. Abbi fiducia in questo, e sposta l’attenzione da ciò che di pesante o negativo succede nella tua vita senza dargli troppa importanza, e in questo modo anche la tua relazione con l’ambiente migliorerà, in questo modo attirerai altre persone in grado di condividere con te queste esperienze, persone più in sintonia con le tue frequenze di luce. Per oggi non è il caso di dire di più. Ti ringraziamo del lavoro che stai facendo. Se tu potessi vedere la realtà coi nostri occhi vedresti la trama di luce che stai tessendo, ancora incompleta ma che già fa intravedere un bellissimo arazzo. Ora prima di concludere lascia che la nostra energia entri dentro di te come una nuvola di luce. Sentila espandersi dentro di te, nel tuo cuore, in tutto il tuo corpo. Noi alleggeriamo il tuo peso, ti aiutiamo a ripulire i tuoi corpi sottili, e ti chiediamo di lavorare sul potenziamento dell’amore per i tuoi fratelli e le tue sorelle terrestri, tanto più per quelli – uso un vostro termine – particolarmente stronzi, o sgradevoli o aggressivi, perché sono loro le persone più malate e quindi voi, come un genitore coi propri figli, vi preoccupate più di chi è malato che di chi è sano e ha meno bisogno di voi. Respira profondamente. Ora ti salutiamo, siamo molto felici di avere avuto con te questo contatto, fai ancora qualche respiro profondo per integrare in profondità le nostre parole.» (canalizzato l’11 febbraio 2021)

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