Poesie dei WingMakers: Ancient Arrow Site – Camera 6

WingMakers – Dipinto della Camera 6 del sito Ancient Arrow
WingMakers – Dipinto della Camera 6 del sito Ancient Arrow

WingMakers − Poesie della Camera 6 del sito Ancient Arrow

(tradotte liberamente da Momi Zanda − il testo originale inglese si trova nella sezione
Poetry del sito www.wingmakers.com)

Di questo luogo

Il suo cuore corre
nelle selvagge distese delle pianure deserte.
Terra scavata dal Sole arida di nuvole
e di acqua che canta.
Quando lei ascoltava attentamente
la sua mano chiamava
e comunicava i suoi pensieri sulle sopracciglia.
Ma in questo luogo
poteva soltanto offrire le sue braccia al cielo
come un albero i suoi rami
o un fiore i suoi petali.
In questo avvallamento polveroso
il silenzio si addensava come il fumo
ripulendo la mente della canaglia.
Il miscredente del pensiero.
Macchie di foglie gialle e di cortecce bianche
stavano acquattate in pozze di vita
circondate da rosse guglie di pietra.
Monumenti di sabbia messi insieme
da una qualche altra forma di vita.
Non era sicura.
Forse una vita è equivalente a un’altra,
solo inclinata obliquamente.
Afferrata dal di sotto
da qualche mano invisibile che anima
anche la più fredda pietra di questo luogo.

Un sorriso emerse e si appollaiò sul suo viso
bevendo le limpide vie del sole.
Lei riusciva a trapassare
un milione di miglia d’aria con un’occhiata
e a inviare la vetrina della sua carne
nel cielo senza nuvole.
Sopra questo oceano un falco volteggiava sempre più vicino.
Lei guardò in alto la spirale di granelli d’argento
sognando attraverso i suoi occhi.
La percezione del vento rese dorate le sue ali
nella più soffice piega del tempo.
Un albero di pino protese le sue radici celesti
profondamente nell’aria per piangerne la dolcezza.
Lei entrò, facendosi strada armoniosamente
tra i rami e ogni singolo ago della fabbrica d’aria.

Che strano sentire il richiamo della terra in volo.
Ma lei conosceva bene l’antagonismo
nello splendore di questo luogo.
Lei sapeva che si era radicato profondamente,
fissato come inchiostro indelebile
nel cuore di lei.
Sotto la pelle, i muscoli, le ossa
aveva conquistato ogni singolo varco.
Quale pazzia l’ha portata via?
Quale sogno è più forte di questo?
Quale cuore batte più puro?

In questo luogo è difficile sapere chi è l’ospite e chi l’anfitrione.
Chi è il benvenuto e chi è una maledizione.
Chi è trovato e chi è perso.
Qual è il profitto e qual è il costo.

Lei offrì le sue preghiere ai popoli del cielo
e attese una nuvola –
il segnale per lei di partire.
Sarebbe tornata a casa prima che finisse il crepuscolo e gli occhi dorati
facessero capolino contro lo sfondo nero.
In un solo respiro lei teneva le antiche vie
che non aveva mai lasciato.
Le rivoltò dall’interno all’esterno
e poi dall’esterno all’interno.
Ancora e ancora.
Aspettando i segni nel cielo.
Se non una nuvola …
allora forse una stella cadente.
(Oltretutto, ormai era troppo buio per vedere le nuvole).

Quando la prima stella cadde lei trattenne il respiro,
timorosa di perderne il volo spettrale.
Si chiedeva con chi avrebbe condiviso la sua ultima luce.
Quali altri occhi erano rivolti verso il paradiso
in quel momento segreto?
Quello era il segnale del ritorno a casa anche per loro?
E cosa trovarono così profondamente sepolto in un sussurro di luce
che nessuno può esprimere?

Lei aspettò con sguardo solenne
che altre stelle cadessero,
per liberarle gentilmente
dalle calamite di questo luogo.
Se avesse ascoltato la sua mano
avrebbe graffito un segno sulla sabbia perché qualcun altro
prendesse il suo posto.
Avrebbe toccato la terra
in onore della sua grazia e della sua saggezza
e sarebbe diventata un albero, una roccia, un falco o un fiore.

Chamber 6. Poem 1

Imperituro

Questa notte ho dormito poco.
I miei occhi, chiusi come persiane
con le asticelle aperte,
aspettano di inventare sogni
di qualche realtà incenerita.
Ti percepisco, ma non sento nessun peso sul mio letto.
Nessun movimento o cigolio
oltre alla mia irrequietezza.

Parole sconnesse,
riunitesi e formatesi da sole,
e consegnate alla notte
come un mantra che lentamente si immerge nella musica.
La tua presenza cresce nella musica divorandola col silenzio.
Ti sei avvicinata così nitida
che i miei sensi si sono eccitati in tempeste elettriche di nitidezza.
Il ronzio delle lampade a mercurio
che ai lati delle strade già solcate
emettono la loro luce senza peso.

In tutta questa attesa di te
nessuna fortezza o trincea porta il mio nome.
Giaccio nella savana
guardando fisso il sole che spera contro ogni speranza
e sbatte le palpebre prima di me.
Le mie cellule ferite,
minuscoli templi della nostra mescolanza,
si sono indebolite in tua assenza.
Posso sentirle piangere nei loro mondi in miniatura.
I miei piedi resistono all’addormentamento
negando loro la guerra.

Mentre giaccio qui solo
aspettando di riunirmi a te tra le tue braccia,
ti chiedo una cosa.
Ricordami così.
Ricordami come quello che ti ama
oltre te stesso.
Che trapassa gusci, armature, maschere
e tutto ciò che protegge
il tuo spirito con ardore inutile.
Ricordami così.
Come quello che ti ama più profondamente
dei più profondi canali
che siano mai stati forgiati.
Che ti amerà dovunque e sempre.

E se tu guardi attentamente il mio amore
non troverai una data di scadenza,
ma invece la parola imperituro.

Chamber 6. Poem 2

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