Strani giorni

L'urlo (di Edvard Munch)
L’urlo (di Edvard Munch)

Strani giorni, viviamo strani giorni, cantava vent’anni fa Franco Battiato, come sempre profetico. Mai come in questi ultimi mesi la sua canzone mi è sembrata la colonna sonora più adatta a ciò che sto (che stiamo!?) vivendo.
Tutto è strano. È strano il clima di questa estate con un caldo quasi insopportabile ma con delle giornate in pieno agosto che sembrano quelle di metà settembre di cinquant’anni fa, quando a metà settembre l’estate stava davvero finendo.
Le mie ferie d’agosto sono strane. Io sono strano. In certi momenti dentro e fuori tutto sembra come è sempre stato, immutabile, perennemente ripetitivo, senza alcuna prospettiva di un vero cambiamento. Poi affiora la consapevolezza che tutto invece è ormai irreversibilmente diverso. Ancora né carne né pesce, ma profondamente diverso.
La mia percezione di me stesso e della realtà è quasi indefinibile, non trova parole. Come sospesa, in attesa. Non sono più chi ero ma non sono ancora chi sono. Fluttuante in una dimensione di transizione, di passaggio.
Quest’anno per le ferie non avevo progetti. Non avevo voglia di farne, avevo bisogno di riposare la mente, di vivere alla giornata, senza impegni, senza troppe cose da fare. Mi sono goduto un po’ di giornate al mare, qualche sera da “turista” nella mia splendida Cagliari con due amiche venute a trovarmi a ferragosto. Mi sono dedicato a rinnovare le energie della mia casa, stagnanti da troppo tempo, iniziando alcuni lavori di manutenzione e programmando un “restyling”, in particolare del bagno e della cucina, che si concluderà a fine settembre.
L’unica cosa che avevo in mente di fare era scrivere alcuni post per il mio blog, e invece eccomi qua, a pochi giorni dalla ripresa del lavoro, senza aver scritto ancora nemmeno una riga.
Così finalmente, col sottofondo di alcuni cd di Battiato, inizio a scrivere questo post. E riprendo il filo dall’ultimo post che avevo pubblicato, il 9 luglio, sul seminario al Golgo. Strani giorni.

Come avevo accennato in quell’ultimo post, un paio di settimane dopo la fine del seminario era iniziato un periodo per me molto difficile. In realtà è ormai da più di un anno che alterno periodi di fiducia e di benessere, durante i quali mi sento centrato leggero e connesso, e riesco con facilità a influenzare positivamente gli eventi della mia vita, ad altri di malessere e pesantezza, in cui tutto perde di senso e la realtà quotidiana diventa tediosa e stagnante. Una sorta di “disturbo bipolare” spirituale che rispecchia quello che è sempre stato il mio modo di essere, fin da quando son bambino.
Già da parecchi anni però la curva del mio bipolarismo si era modificata a favore dei periodi di benessere che erano diventati più stabili e duraturi, mentre quelli di malessere e scoraggiamento erano normalmente molto più brevi e meno intensi, e costituivano sempre un necessario attraversamento prima di un ampliamento della consapevolezza. Più o meno da maggio dell’anno scorso invece la curva si era nuovamente invertita: periodi di benessere più brevi e periodi di malessere più lunghi e pesanti. Ovviamente mi sono interrogato sulle ragioni di questo apparente passo indietro, e a mente lucida mi rendevo conto che stava semplicemente riemergendo con prepotenza un aspetto depressivo di me stesso che andava integrato a un livello più profondo.
Il seminario al Golgo aveva dato inizio a un nuovo periodo di leggerezza e di entusiasmo che speravo potesse stabilizzarsi, visto che in fondo le cose mi stavano andando bene e anche la mia salute fisica, dopo i problemi  durati diversi mesi che avevo avuto dagli ultimi mesi dell’anno scorso, si era ristabilita.
Un paio di settimane dopo il seminario, decidemmo di incontrarci con la mia amica C. per canalizzare le foche. Visto il successo del seminario, mi aspettavo che le foche per prima cosa si rallegrassero e condividessero il mio entusiasmo. Ma le loro parole furono per me in qualche modo una doccia fredda.
«La parola riduce tanto» esordì la foca Luna, «e purtroppo ancora non è possibile con voi avere la nostra comunicazione immediata che si avvale della trasmissione delle immagini. Trasmetto sì le immagini anche con voi, ma le immagini che arrivano nella vostra ricezione sono distorte dalla visione del mondo che avete imparato. Avete perso il contatto con una conoscenza che avevate quando eravate bambini. L’avete sacrificato per diventare adulti e adesso ne subite le drammatiche conseguenze che amputano la comprensione di tutto ciò che è. In questo modo vi siete ancorati in una dimensione statica dalla quale come una prigione non riuscite più a uscire. Gli animali, e tutti gli esseri viventi, hanno la possibilità di muoversi molto più agevolmente nelle dimensioni perché ne conoscono l’esistenza e non pretendono di controllarla ma vi si abbandonano, lasciando che di momento in momento succeda ciò che deve succedere perché è così. Voi invece avete perso questa capacità e così filtrate le comunicazioni e ne riducete la portata. Fatta questa premessa cercherò di dire quel che è possibile perché è importante rompere questa gabbia nella quale voi siete confinati per permettervi di entrare invece in una dimensione più ampia e più fluttuante nella quale tutti noi esseri viventi ci muoviamo e scambiamo le nostre informazioni.»
Ma allora, fu inevitabilmente il mio pensiero, che cazzo avevo fatto al seminario? Avevo distorto le comunicazioni? Mi ero fatto un viaggio inventato di sana pianta, coinvolgendo in buona fede nelle mie distorsioni i partecipanti al seminario? Raggelato dalle parole della foca Luna continuai comunque ad ascoltare sforzandomi di restare aperto al loro messaggio.

«In principio il corpo ha come delle antenne» spiegò la foca Luna, «moltissime antenne sparse su tutta la superficie. Le antenne possono modificare sé stesse a seconda della frequenza a cui vibrano. Ogni frequenza contiene una comunicazione. La comunicazione è qualcosa come un concetto etico, un nucleo di consapevolezza cosciente che si espande. Così è importante coltivare la comunicazione. Questi nuclei di consapevolezza cosciente sono come i semi delle piante e quando tu ne possiedi uno e lo pianti nella tua coscienza, che è il tuo corpo con le antenne che vibrano, si espande e cresce e permea di sé l’universo. E questo arricchisce ogni specie di una saggezza. Il senso della vita è questo arricchimento di saggezza in saggezza che si modifica sempre come un caleidoscopio. Nel tempo degli abusi si è fatto di tutto per bloccare questa conoscenza e creare una sorta di zoo in cui imprigionare il maggior numero di razze possibile ai fini dell’abuso. E quindi noi foche ci muovevamo per contrastare l’abuso e aprire le gabbie dello zoo liberando la conoscenza e permettendo agli esseri di andare in frequenza. Ma poi non è stato più possibile. Così chi ha potuto si è rifugiato negli spazi extraterrestri o nei fondali marini, e lì si è mantenuta la conoscenza salva. Ciò che cerchiamo di fare oggi in queste comunicazioni è di aprire questa possibilità di conoscenza e riportare in frequenza le vostre antenne paralizzate. Da secoli gli animali fanno questo e cercano di riattivare le antenne anche a costo del sacrificio dei loro corpi fisici. Milioni e milioni di esseri soccombono in questo tentativo disperato, perché chi non possiede le antenne non coglie la comunicazione, non è in grado di vedere e quindi distrugge quella possibilità in maniera cieca. Ma è proprio la cecità che noi cerchiamo di combattere facendo tutto questo. Così tentiamo oggi un codice diverso, che è quello di queste comunicazioni, cercando di evitare il massacro di tanti esseri. È molto difficile perché tutto viene travisato nonostante la vostra buona volontà e la nostra, ma ciononostante noi continuiamo perché pian piano puliremo le antenne e le renderemo nuovamente agili. Ci aiutate quando entrate in ascolto del vostro corpo e della sua armonia senza troppo arrovellarvi con la mente. La mente è un grande ostacolo a questa comprensione e alla consapevolezza della vibrazione. Ma quando ascoltate il corpo o lo mettete in movimento o state comunque nel corpo, riaccendete almeno un po’ quella vibrazione. Purtroppo però siete stati programmati per spegnerla, e ogni cosa in voi agisce questo comando ostacolando questo che dico. Forse saperlo vi aiuta a non soccombere e a cercare di riattivare le vostre antenne paralizzate, che sono il più grande strumento per la comunicazione di cui stiamo parlando.»
A ben vedere il messaggio delle foche, pur nella sua drammaticità, era un messaggio di cambiamento e di speranza, ma su di me ebbe l’effetto di farmi sentire nuovamente in una angusta prigione senza via d’uscita.
«È importante purificare i corpi che sono molto intossicati» concluse la foca Luna, «e in quell’intossicazione si uccidono le antenne. È importante capire che non è la parola lo strumento principe della comunicazione. La comunicazione va assecondata, ma per assecondarla dovete percepirla e per percepirla il vostro corpo non dev’essere troppo appesantito, altrimenti non ce la fa. Stare nei luoghi naturali certamente vi aiuta, e anche stare in contatto con gli animali vi aiuta, perché sia i luoghi che gli animali hanno le loro antenne molto espanse e con quelle sollecitano la colla che appiccica le vostre, cercando di liberarle. Il suono della voce possiede una potente vibrazione che agevola tutto questo, ma a volte la voce non riesce a entrare nella giusta vibrazione perché è appesantita dal cibo, dai pensieri e dalle sostanze tossiche che inquinano tutto e che non vi aiutano a fluttuare come invece dovreste fare. La dimensione malsana nella quale vi muovete è come un piccolo zoo all’interno del quale siete rinchiusi e dal quale è possibile uscire se ripristinate la vostra naturale energia. Non posso dire più di così perché tutto viene triturato dallo schema di comprensione che avete, e ciò che faccio è cercare di allargare un po’ quello schema o perlomeno di ripulire un pochino le antenne dalla colla usando comunque il linguaggio che di per sé è molto limitato, perciò posso dire poco, poco alla volta, in modo che si crei una vibrazione che piano piano partecipa ed accoglie e permette al resto di proseguire.»

Queste parole furono per me una sorta di colpo di grazia. Ho già accennato altrove le mie difficoltà con il mio corpo e la mia scarsa capacità di modificare il mio stile di vita e le mie abitudini tossiche. Negli ultimi mesi avevo fatto addirittura parecchi passi indietro. Nonostante i consigli del cardiologo, continuavo a fumare smodatamente e stavo facendo pochissima attività fisica. Non riuscivo più a mettere la giusta attenzione nell’alimentazione e dopo un buon periodo in cui mi stavo avvicinando a un’alimentazione vegetariana avevo ripreso a mangiare costantemente carne, formaggi, latticini, dolci, birra e patatine. Il tutto era ampiamente condito da sensi di colpa e di inadeguatezza che aggiungevano alla tossicità del mio stile di vita la tossicità forse ancora più nefasta dei pensieri. Mi sentivo assolutamente impotente, incapace di modificare quello stato di cose, e le parole della foca Luna mi giunsero come una critica, una pesante sottolineatura della mia impotenza.
Nel corso della stessa canalizzazione un’altra entità con cui da anni io e C. comunichiamo, Gopale, si rivolse direttamente a me per ribadire gli stessi concetti: «Come ha detto la foca Luna, i vostri corpi sono imprigionati dentro un piccolo zoo all’interno del quale siete stati ingabbiati e le vostre antenne sono state completamente incollate. Perciò cerchiamo di aiutarvi a scollare le antenne senza farvi troppo male per ripristinare la giusta vibrazione. Tu subisci un grave handicap e ciò che devi fare è collaborare e comprendere che ti vogliamo soltanto liberare, come si libera un cormorano dal catrame. Se assecondi il nostro lavoro, è vero che c’è qualche sgradevolezza, ma la sgradevolezza è ampiamente compensata dall’ottenimento della vibrazione, che è ciò che porta benessere in tutte le dimensioni. Spesso però ti ribelli, e come un cormorano arrabbiato becchi le mani che tentano di aiutarti, rendendo difficile il nostro lavoro e impedendo a te stesso la possibilità di gioire con noi della tua ritrovata salute. Ti chiediamo uno sforzo. È uno sforzo difficile perché devi fidarti, e incollato non lo puoi capire. Ma ugualmente la tua fiducia e la tua collaborazione sono preziose perché tu possa davvero raggiungere quel benessere che cerchi. Più di così mi è difficile dire.»

Non era certo la prima volta che sentivo questi discorsi. Le guide incorporee non perdevano occasione di ripeterli in tutte le salse fin da quando erano iniziate le nostre comunicazioni. Nondimeno quello era l’unico punto di fronte al quale mi sentivo sconfitto in partenza. Non mi ero mai veramente scoraggiato neanche di fronte ai compiti più astrusi e difficili che di volta in volta mi venivano proposti, come andare nel futuro o in tempi paralleli, entrare in contatto con mia madre morta da pochi giorni, fare rituali sciamanici di purificazione o di abbondanza, imparare a comunicare con i luoghi naturali, coi monumenti megalitici o con gli elementi. Ma quando si arrivava alla purificazione del corpo cadevo quasi immediatamente in uno stato di malessere, di frustrazione e di scoraggiamento. E di rabbia, verso me stesso e verso gli esseri incorporei. Anzi, questa volta sul momento la mia reazione non fu particolarmente violenta. Mi limitai ad ascoltare, con umiltà ed apertura. Ma un paio di giorni dopo precipitai in un abisso di prostrazione apparentemente senza via d’uscita.
A nulla erano valse le affettuose parole del maestro sciamano Gundrum che avevano concluso quella profonda canalizzazione: «State facendo un grande sforzo e siete veramente preziosi. State portando avanti la missione, che insieme abbiamo scelto di svolgere, della multicultura e della multirazzialità, e lo state facendo con impegno e sacrificio. Capiamo tutti che per voi è davvero faticoso fare quello che fate e rimanere presenti a voi stessi così immersi nella colla come vi è stato detto. Abbiamo tanta pazienza e apprezziamo la vostra pazienza. Siamo tutti in una difficoltà e tutti abbiamo lo stesso obbiettivo, perciò vi voglio dire un grande grazie.»

2 Risposte a “Strani giorni”

  1. ciao momi stessa cosa vale per me… faccio tante cerimonie di aya dall altra parte del mondo.. di kambo… ma quando si tratta di meditare a casa o di mollare alcool e fumo fatico… assai… spirito autosabottatore che inizia e finisce sempre con sensi di colpa..
    anche io sono sempre un po up e un po down in continuazione… alla ricerca di un equilibrio perenne… tra poche setimane parto per la terza volta in peru..

  2. Ciao Momi
    bellissimo ciò che hai scritto, lo sento trasparente e carico del desiderio di trasmettere messaggi importanti.
    Ci vediamo domenica prossima a Olbia al centro yoga per il tuo seminario

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