Poesie dei WingMakers: Ancient Arrow Site – Camera 21

WingMakers – Dipinto della Camera 21 del sito Ancient Arrow
WingMakers – Dipinto della Camera 21 del sito Ancient Arrow

WingMakers − Poesie della Camera 21 del sito Ancient Arrow

(tradotte liberamente da Momi Zanda − il testo originale inglese si trova nella sezione
Poetry del sito www.wingmakers.com)

Il vagabondo dei sogni

Intossicato da pensieri infantili
mi chiedo
perché le anime siano così profonde e gli uomini così ciechi.
Come possono le anime venire oscurate
da menti così piccole?
Amiamo gli umidi corridoi dell’Inferno?
Dove ogni goccia di acqua pallida
che cola dalle pareti della caverna
è musica sporca scavata nel silenzio …

I miei sogni preferiti sono scomparsi
cavalcando le aquile.
Con le ali che vanno verso il basso e poi si innalzano,
sono spazzati via
come semi eleganti e raffinati
da un vento cristallino.
Senza di essi
sono divinamente arido
come un recipiente vuoto privato del suo scopo.
Posso solo fissare il silenzio
cercando continuamente di ascoltare il mormorio del cielo,
sapendo che dietro la nebbia che infittisce
gli angeli costruiscono ripari per l’innocenza umana.
Ripari lacerati da qualcosa di oscuro
e gravemente feriti.
I cieli sono immuni a qualunque malattia.

Pensavo di essere dotato
di una promessa bellezza
che avrebbe liberato i sogni dimenticati di un semidio.
Che avrebbe sciolto i loro deboli nodi
e li avrebbe affidati alla carezza della luce.
Ma i regni gloriosi che un tempo erano miei,
dilaniati e macchiati di sangue,
sono sfuggiti dalle mie mani in disuso
simili a una ragnatela abbandonata a un vento spettrale.
Posso ancora toccarli.
Posso ancora sentire la loro ombra attraverso le mie mani.
Il loro potere, come una tempesta elettrica
che vaga senza meta priva di propellente,
presto si esaurirà.

Questo pezzo di carta
è lacerato da qualcosa di oscuro
e gravemente ferito.
È lo specchio che tengo davanti al cielo annerito.
Un sacrificio infido.

Saltando da stella a stella
i miei occhi intessono una costellazione.
I miei pensieri cercano la ricchezza inesauribile.
Il mio cuore presta ascolto al suono
di bambini sognanti immacolati.
Il vagabondo dei sogni ricambia il mio sguardo.
Chiama il mio nome con voce sommessa.
Mi fa cenno distendendo un’ala.

«Vola! I tuoi sogni preferiti ti aspettano.»

La voce esplose come un tonante giuramento.
Le mie ali tremarono di potere proibito
mentre cercavano segni di liberazione
nelle correnti del vento.
Correnti che mi avrebbero portato sui rami alti degli alberi
allattando il sole in campi oltre il mio regno.

Nell’arco di un istante
spiegai le ali e balzai verso il cielo
nel vestibolo blu.
Pura velocità.
I fiumi al di sotto erano turgide vene marrone
sulle gambe della terra
o ferite crudeli che sanguinavano verde.
Il sole bucava le nuvole
con delicate lance di luce cremisi.
La luna stava sorgendo nel cielo ad oriente –
un guscio d’ostrica
butterato dal tempo.
Venti solitari avrebbero soffiato
in cerca di un avamposto di quiete.
La prigione terrena
mi squadrò con disprezzo
come una bambinaia sollevata dal suo incarico.

Dimenticai la terra.
Cancellai la gravità.
Trovando un equilibrio tra le speranze e le paure aborigene,
divenni lo sciamano che danza nell’acqua degli spiriti degli antenati
estraendo parole e significati dalla vastità dell’aria.

Pensavo unicamente al vagabondo dei sogni …
il vento sacro che riaccende
la mia squisita brama per la cruda verità.
Per prenderla come una medicina
in una febbre insonne sperando di venire guarito.
Il pinnacolo sereno!
I luoghi polverosi della purezza.

Queste ali sono lacerate da qualcosa di oscuro
e gravemente ferite.
Mi conducono ai miei sogni preferiti
e soffocano l’inerzia dell’indifferenza assoluta.
La loro forza si accorda perfettamente
alla mia destinazione.
Ancora un miglio oltre quegli alberi,
e sarei caduto come una stella perduta
nel fossato di un mondo affamato.

I miei sogni preferiti vagheranno di nuovo.
Col tempo si innalzeranno fino agli alberi di un regno più ricco.
Le mie ali seguiranno di nuovo il loro volo,
tracciando il loro battito cardiaco,
e cuciranno una trapunta con migliaia di sogni intrecciati.
Un altro giro del cerchio infinito.
La lavagna dei sogni rivificata.
Navigabile –
anche nelle sue acque torbide
sotto i cieli nuvolosi del viaggiatore itinerante.
(Rovesciando la clessidra dei cieli)
il vagabondo dei sogni rivela:
come sopra
così sotto.
Crea il tuo mondo e lascia che vada avanti
affidato all’uno che è tutto.
La lievitazione prevarrà.
È la lezione che ho appreso con le ali distese
sotto il cielo abbagliante.
È la crudezza che cerco,
incontaminata dallo smalto altrui.

Chamber 21. Poem 1

Il perdonatore

La scorsa notte abbiamo parlato per ore.
Tu piangevi per un dolore inarrestabile
mentre io sentivo una presenza imprimersi dentro di me
fonte e salvezza della tua terra strascicante.
I tuoi sentimenti sono così profondi,
la tua mente a malapena visibile
mentre guarda avanti a ciò che il cuore già sa.
Vedo la distanza che devi sanare.
Conosco il tuo cuore che batte racchiuso da angoli
che sono stati arrotondati e smussati
così come una pietra viene levigata dalle onde incessanti.
Per quello che ne so, tu sei me
in un altro corpo,
aperture dove gli spiriti entrano
per gettare la luce
interpretando sogni.
In cerca di corone.

Ci sono modi per trovare il tuo cuore
che non ho ancora scoperto?
Ingioierò senza prima assaggiare.
Non mi importa il colore.
Nulla potrebbe dissuadermi.
Nulla potrebbe diminuire il mio amore.
E solo se mancassi del tutto
di consonanza tu mi scacceresti.

La notte scorsa, so che sono stato perdonato.
Mi hai dato questo dono inconsapevolmente.
Io chiedevo il perdono
e tu mi hai detto che non era necessario.
Il tempo aveva rimescolato ogni cosa in modo diverso
ed era il perdonatore di sé stesso.

E so che tutto ciò che non c’era
lo avevi percepito e trasformato.
Aveva ricevuto una nuova vita, seppure impercettibile,
e ci aveva intrecciato insieme ad una semplice pietra bianca
che stava sul terreno a marcare un luogo di dolore.
Sotto di essa, la nostra unione, santificata da minuscole ossa
ci implorò di perdonare noi stessi
e si pose sulle nostre spalle
in memoria dell’amore, mai perduto.

La colpa non è di nessuno.
Misteriosa, si sposta nel calcolo
del piano di Dio come se nessuno pensasse
di riconfigurare il numero tre a due a uno.
La forma sta sotto la pietra.
Noi andiamo via,
sapendo che si trasferirà
nelle nostre membra
nelle nostre ossa
nei nostri cuori
nelle nostre menti
nella nostra anima.

Chamber 21. Poem 2

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