Poesie dei WingMakers: Ancient Arrow Site – Camera 20

 

WingMakers – Dipinto della Camera 20 del sito Ancient Arrow
WingMakers – Dipinto della Camera 20 del sito Ancient Arrow

WingMakers − Poesie della Camera 20 del sito Ancient Arrow

(tradotte liberamente da Momi Zanda − il testo originale inglese si trova nella sezione
Poetry del sito www.wingmakers.com)

Proiettili e luce

Stanotte vado alla deriva,
come se un privilegio negato
fosse il passaggio
per tenere insieme corpo e anima.
Tu hai tenuto a bada così tanto
che mi chiedo se la tua magia
sia di addomesticare la passione.
Circondato dalla tua spietata artiglieria
lanci i tuoi proiettili come banchi di pesci
che sfrecciano verso un banchetto,
ed io balzo in avanti stanco di essere il cibo.
Se mi guardo indietro
posso vedere frammenti di te
che si celano nel sottobosco,
ostinati residui del tuo cuore scomparso.
Posso amarli ancora.
Posso ancora abbracciare i loro fragili nervi
saldati insieme con una fiamma ossidrica
ribollente di luce così pura come nessun’altra.

Forse mi allontano
a causa della disparità che vedo.
Proiettili e luce.
Che strani alleati.
Ma tu non lo ammetterai mai,
né solleverai mai dubbi su di me.
Io rimarrò sempre un enigma buttato
come immondizia sul tuo sentiero assoluto.
Un improvviso raggio di luce
che genera un’ombra profonda
che acceca temporaneamente.

Occhi mossi dalla speranza
hanno sempre cercato di sottrarti alla natura scimmiesca
che si ammucchia ai tuoi piedi
e ti strattona come un bambino abbandonato.
La mia fame soprannaturale mi ha allontanato da te
anche contro la mia volontà, o almeno la mia volontà cosciente.
C’era sempre qualcosa che calcolava
la distanza tra di noi.
Qualche abaco cosmico che computava somme
di proiettili e luce
cercando di far quadrare i conti
ma senza mai riuscire a individuarne la frequenza esatta.

Chamber 20. Poem 1

La natura degli angeli

Mezzanotte nel deserto e tutto è bene.
Mi sono detto questo e così è,
o non è,
non ho ancora del tutto deciso.
Non fare caso all’ululato dei coyote
o alla luce calante.

La santità reclama i miei occhi stanchi
quando io ricambio lo sguardo delle stelle.
Sembrano insonni
ma forse sono solo schizzi d’inchiostro
e chi è davvero insonne sono io.
C’è qualcosa qui che mi annulla.
Nella sua abbondanza io sono assente.
Perciò ho urlato agli spiriti del deserto,
ditemi i vostri segreti
o io vi dirò i miei dolori.

Gli spiriti allora si sono allineati velocemente.
Ali che frusciano.
Cuori in agitazione.
Ho udito molte voci divenire una sola voce
che ha parlato al cielo spoglio
come un cardine della terra.

Noi non abbiamo segreti.
Noi siamo semplicemente finestre sul tuo futuro.
Cosa è ora e cosa è poi
è la domanda a cui rispondiamo.
Ma la domanda l’hai fatta tu.
Se c’è un segreto che manteniamo
non è qualcosa che è imbaldanzito dalle parole
o di cui parliamo abitualmente.

Mi rivolsi alla voce,
quale saggezza c’è in questo?
Se le parole non possono esprimere la tua segreta saggezza
allora io sono sordo e tu sei muto e entrambi siamo ciechi.
Io almeno posso esprimere il mio dolore.
Di nuovo le ali frusciarono
e le voci si unirono
sperando che il dolore non sarebbe zampillato
come sangue sul deserto.

Ma non ci furono più suoni
tranne quelli del coyote e del gufo.
E poi una strana risolutezza permeò il mio sguardo.
Percepii una presenza
come se un immenso angelo scolpito nella pietra
fosse stato messo dietro di me.
Non potevo voltarmi per paura che la sua scomparsa
avrebbe fatto zampillare il mio dolore.
Ma la presenza crescente era troppo potente per essere ignorata
perciò mi voltai per affrontarla
e mi trovai di fronte un coyote burlone
che mi guardava con occhi di vetro
dipingendo il mio fuoco, annusando la mia paura,
e allontanando il mio dolore nell’intimità.
E io compresi la natura degli angeli.

Chamber 20. Poem 2

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