L’accettazione della solitudine

Sasha Drutskoy – The Wait (L’attesa)

Agosto è giunto al termine ed è stato, credo un po’ per tutti, un mese particolarmente strano, a partire dal clima. Nel nord Europa, come mi ha confermato un’amica che vive in Olanda, quest’estate è stata anormalmente calda. In Sardegna invece è piovuto per buona parte del mese, con temporali, bombe d’acqua, alluvioni, tanto da spingere la giunta regionale a chiedere lo stato di calamità. In sessant’anni non avevo mai visto un agosto così.
A me tutto sommato questo clima ha aiutato ad attraversare con leggerezza una sorta di “incubazione”. Un processo di integrazione delle mie parti “stellari”, iniziato il primo agosto con un rituale al nuraghe Piscu di Suelli, richiedeva infatti un mese di elaborazione, e le mie guide siriane mi hanno spiegato che dovevo rimanere in standby senza fare assolutamente nulla di impegnativo. Perciò mi è venuto naturale trascorrere la seconda metà del mese, dopo ferragosto, praticamente in solitudine, senza fare quasi nulla a parte le inevitabili faccende quotidiane, e cercando di tenere la mente occupata perché interferisse il meno possibile col processo. Mi ha stupito che alla fin fine la solitudine non mi abbia pesato minimamente. Percepivo con chiarezza che, come mi è successo altre volte nella vita, stare da solo fosse necessario per approfondire il contatto con me stesso, fare chiarezza e lasciar andare tutto ciò che non serve più.
Come l’arcangelo Michele mi aveva spiegato diversi anni fa, «l’accettazione della solitudine è il passaggio che riconnette alla totalità».
Ho riletto la canalizzazione in cui lo aveva detto, e l’ho trovata ancora del tutto attuale, anche se ora ho ovviamente molti più strumenti per comprenderla. È rivolta direttamente a me, ma credo che possa valere per chiunque voglia ampliare la consapevolezza di sé stesso e la percezione della multidimensionalità.

L’accoglienza della nuova energia (dal mio libro Voci dal non tempo)

Una vecchia visione di te stesso e della vita ti tiene appiccicato come una colla su realtà che non sono più attuali. L’ingresso della nuova energia ha portato uno sbilanciamento nel paradigma col quale comunemente leggi gli eventi del mondo. Questo sbilanciamento è funzionale a farti sintonizzare sulla nuove frequenze e a permettere una navigazione più elastica del tempo. Il tempo lineare è soltanto un’opzione possibile e neanche la migliore, anzi in questo momento è limitante e fuorvia la percezione, poiché tutto esiste contemporaneamente e quindi tu stesso sei te stesso in tante dimensioni. La consapevolezza di questa molteplicità dell’identità ti aiuta a tenere l’equilibrio sulle nuove frequenze e a vivere con soddisfazione gli eventi che ti succedono in tutti i tempi nello stesso tempo. La confusione che senti è legata al tuo ostinarti a pensare in termini di prima e dopo e non di eterno sempre contemporaneo. Se provi a dilatare la percezione degli eventi secondo lo schema che ti ho appena proposto, entri in una modalità nuova di leggere il tempo e ne fai esperienza, e con questa esperienza trasformi te stesso e la tua sofferenza, che è soltanto la conseguenza di questo modo ancora rigido che ti avviluppa.
Come ti ho appena detto, è importante che tu comprenda la contemporaneità dei tempi e l’eterno esistere del tutto nel sempre infinito, perché soltanto da questa percezione nasce un nuovo modo di sentirti te stesso. L’identità che chiami Momi l’hai cucita a un andare nel prima e nel dopo che è troppo limitante e castra l’espansione della tua realtà.
La grande rivoluzione delle nuove frequenze di questo periodo è incentrarsi col pensiero e con la percezione sulla soggettività. Sempre l’essere umano si è mosso appoggiandosi al branco e fingendo con sé stesso di essere parte di un pensiero collettivo. Ma l’esperienza è soltanto quella che egli fa di sé, e non c’è un pensiero collettivo se non il pensiero che lui stesso pensa degli altri. Il riconoscimento della soggettività di qualsiasi esperienza è il cardine portante di questa nuova energia, e l’accettazione della solitudine è il passaggio che riconnette alla totalità. Una è la totalità, come anche la solitudine. La convergenza di questi apparenti opposti ripristina il giusto equilibrio tra l’identità e il tutto. E solo da questo giusto equilibrio può nascere una nuova cultura che rispetterà la percezione soggettiva e ne farà tesoro, perché per ciascuno quella è verità. L’incontro delle soggettività così stabilite permette una comprensione multi-soggettiva e una poliedricità che porta all’accettazione e anche alla comprensione del tutto. Sovverte completamente l’ordine lineare che è stato dato nella percezione delle esperienze e rompe la gabbia psichica nella quale siete inseriti che vi porta a credere che ci sia soltanto una realtà condivisa con tutti, mentre ci sono infinite realtà condivisibili. Quanto più è possibile per ciascuno di voi l’accettazione senza paura della propria assoluta soggettività tanto più grande è l’accoglienza di questa nuova energia.

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