Viaggio in Perù. 8: La purificazione

Il workshop in Valle Sacra prevedeva quattro cerimonie con le piante maestre, tre con l’ayahuasca, nel maloka del residence dove eravamo alloggiati, a distanza di un paio di giorni l’una dall’altra, e una conclusiva con il San Pedro, che si sarebbe tenuta a Machu Picchu, ultima fondamentale tappa del mio viaggio.
La mia disastrosa esperienza alla prima cerimonia con l’ayahuasca mi aveva fatto decidere di non partecipare alle cerimonie successive e, come ho raccontato nei post precedenti, questa decisione aveva spinto me e la mia amica, che aveva preso la stessa decisione, a dare più spazio all’aspetto per così dire turistico del viaggio. Le valige erano state finalmente recuperate ponendo termine a una situazione non certo drammatica ma di concreto disagio. Mi sentivo finalmente libero e leggero, e mi godevo ogni istante di quel breve soggiorno peruviano, seguendo così il consiglio che mi era stato dato dall’arcangelo Michele.
I luoghi erano splendidi, la gente cordiale e amichevole, il cibo buono (in particolare le zuppe di verdura, la quinoa e la trota cucinata in vari modi). Potevo anche concedermi di bere qualche birra, benevolmente invidiato da qualche membro del gruppo visto che l’alcol era proibito per chi partecipava alle cerimonie in quanto incompatibile con l’assunzione dell’ayahuasca.
Insomma, l’esperienza con le piante maestre non faceva più parte del mio viaggio, e nelle ore che precedettero la seconda cerimonia con l’ayahuasca sulle prime mi sentii un po’ un pesce fuor d’acqua. La mattina ero andato a Cusco a recuperare le valige mentre il pomeriggio, come la volta precedente, era dedicato al relax e alla preparazione spirituale per la cerimonia, sulla quale ovviamente tutti erano concentrati. Tenendo fede alla mia promessa di partecipare anch’io seppur dall’esterno, con il cuore, trascorsi comunque il pomeriggio come gli altri in un atteggiamento meditativo e di raccoglimento, cercando di sintonizzarmi con il gruppo, e con gli spiriti delle montagne che circondavano il residence.
La cena non era prevista e io e la mia amica, non dovendo osservare il digiuno, ci eravamo procurati degli snack e dei biscotti per non restare inutilmente a stomaco vuoto. Dopo l’inizio della cerimonia girellai ancora un po’, respirando l’aria fresca della sera e godendomi la splendida vista del cielo stellato. Poi, verso le dieci, io e la mia amica ci ritirammo nelle nostre stanze. Era il momento di entrare in meditazione e di connettermi con la cerimonia e con i partecipanti. In realtà non avevo idea di cosa avrei dovuto fare e di come farlo. Gli arcangeli e le altre guide incorporee erano presenti ma non mi diedero istruzioni particolari. Riuscii comunque a percepire un forte legame con i partecipanti alla cerimonia, mi sentivo parte integrante del gruppo e “inviai” il mio intento perché la cerimonia si svolgesse nel migliore dei modi senza che nessuno venisse disturbato dalle energie pesanti che, come mi era stato confermato dalle mie guide, infestavano il luogo.
Dopo che la mia meditazione fu terminata mi preparai per la notte (finalmente potevo permettermi il lusso di un pigiama!) e quasi subito scivolai in un sonno tranquillo che durò senza interruzioni fino alla mattina. Il giorno dopo, su invito degli organizzatori, partecipai alla riunione di condivisione. Dai racconti dei partecipanti era chiaro che la cerimonia della notte precedente non era stata così tormentata come la prima. La maggior parte delle persone aveva fatto delle esperienze importanti e mi apparve chiaro che le energie pesanti non avevano disturbato più di tanto. Dissi anch’io qualche parola sulla mia partecipazione esterna, ovviamente senza fare cenno al compito di purificazione che gli arcangeli mi avevano affidato per non sembrare arrogante né tanto meno risultare offensivo nei confronti del luogo che ci ospitava.

La mia esperienza della sera prima era stata serena ma, devo confessare, non particolarmente profonda, e come spesso mi accade in questi casi, pur credendo che le mie meditazioni e le mie intenzioni avessero dato in ogni caso un loro piccolo contributo al buon andamento della cerimonia, mi venne anche il dubbio che forse mi ero un po’ inventato tutto, e che la faccenda della purificazione fosse magari solo una fantasiosa giustificazione per nobilitare quello che era stato semplicemente un “viaggio” andato male. Ma anche nei giorni successivi le mie guide incorporee continuarono a dirmi che avevo interpretato correttamente le loro comunicazioni e che la purificazione si sarebbe conclusa nel corso della terza e ultima cerimonia con l’ayahuasca.
In quell’occasione infatti le cose andarono in modo molto diverso. Sicuramente anche il mio campo energetico era molto cambiato, si era per così dire potenziato. Ormai ero nella Valle Sacra da quasi dieci giorni e avevo assorbito in grande quantità la potente energia della Valle, sia dall’ambiente in cui mi muovevo — dalle Ande, dal fiume Vilcanota, dalla terra, dagli alberi, dalle pietre — sia dai luoghi di potere che avevo visitato — Pisac Inca, Moray, Saqsaywaman.
Il pomeriggio che precedeva l’ultima cerimonia lo trascorsi come le volte precedenti in meditazione e raccoglimento, proprio come se anch’io dovessi partecipare alla cerimonia. La sera, prima della cerimonia si tenne una riunione di preparazione — alla quale ovviamente io non partecipai — e quando fu finita c’era una mezz’ora di tempo prima dell’inizio della cerimonia. In quella mezz’ora tutti si dedicarono agli ultimi preparativi e la zona circostante il maloka rimase vuota. Mentre girellavo nei dintorni senza sapere bene cosa fare i Quattro Arcangeli e il maestro sciamano Gundrum iniziarono a darmi istruzioni. Mi dissero di avvicinarmi al maloka e di far entrare la loro energia. In pratica dovevo fungere da ponte di collegamento per permettere alla loro energia e alla loro luce di entrare in quel luogo in profondità così da poterlo purificare dalle energie pesanti e costringere le entità “negative” ad allontanarsi privandole del loro cibo e del loro radicamento. Perché quell’operazione avesse successo era necessario che le energie degli arcangeli entrassero attraverso un veicolo fisico, e quella era la mia funzione. Il procedimento era simile a quello di una lente di ingrandimento che posizionata alla giusta distanza da un foglio di carta fa convergere su di esso i raggi del sole che riescono così a bruciarlo.
Non era la prima volta che ricevevo istruzioni apparentemente bislacche per compiere purificazioni o altri rituali che sempre si erano poi rivelati molto efficaci producendo precisi effetti nella realtà tangibile. In quelle occasioni il maestro Gundrum sovrintendeva il rituale guidandomi nel suo svolgimento e soprattutto dandomi la fiducia che anch’io, pur in fase di addestramento, ero un potente sciamano in grado capire intuitivamente il modo giusto per compiere il rituale. Tutto quello che dovevo fare era non dare retta alla mia mente logica che mi faceva dubitare della realtà di quello che stava avvenendo, superare il senso del ridicolo e lasciarmi andare al flusso dell’energia seguendo le mie intuizioni.
Mi avvicinai al maloka e feci alcuni giri attorno ad esso, respirando profondamente e creando con il mio intento il ponte di collegamento attraverso il quale le energie degli arcangeli potevano entrare. Mi muovevo sinuosamente, in alcuni momenti quasi danzando (per fortuna non c’era nessuno nei paraggi!), indirizzando l’energia attraverso la pancia (dove è situato il tantien, una sfera di energia semidensa che fa da raccordo tra le energie non fisiche e la materia) e le mani. Sentivo la terra sotto i miei piedi e le chiedevo di aiutarmi a compiere quella purificazione. Quando mi sentii soddisfatto decisi di entrare nel maloka. La sala circolare era già allestita per la cerimonia. Feci un paio di giri nella sala per respirare l’energia ed entrare in risonanza, poi mi misi al centro della sala e con le braccia e le mani aperte girai su me stesso per espandere l’energia che mi attraversava e completare la purificazione. Poi uscii e lentamente mi allontanai dal maloka. Rimasi ancora un po’ di tempo nel giardino del residence a osservare il profilo delle Ande che gradualmente diventava più scuro nel crepuscolo che precedeva la notte, respirando l’aria fresca e rigenerante che mi circondava. I partecipanti alla cerimonia iniziarono a convergere verso il maloka. Qualcuno mi salutò allegramente. Io avevo fatto quello che andava fatto e decisi che era arrivato il momento di andarmene. Trascorsi un’altra mezz’ora nella sala della trattoria dove c’era il collegamento wireless e mi misi a scrivere qualche mail. Mangiai gli snack e i biscotti che anche stavolta mi ero procurato e poi mi ritirai nella mia stanza. Decisi di fare un’ultima meditazione prima di mettermi a dormire, per comunicare con gli arcangeli nel caso ci fossero ulteriori istruzioni ed entrare in connessione con la cerimonia che nel mentre era sicuramente iniziata. Gli arcangeli erano soddisfati del mio rituale di purificazione e non mi chiesero altro. Finita la meditazione andai a bussare nella stanza della mia amica per sapere se andava tutto bene. Ci sedemmo fuori, nel terrazzino, a far due chiacchiere fumando qualche sigaretta, poi andai a dormire e anche quella sera scivolai facilmente in un sonno profondo. Ma quella volta il mio sonno non fu ininterrotto.

Mi destai di colpo in mezzo alla notte. Saranno state l’una e mezza o le due. La cerimonia era in pieno svolgimento. Io ero completamente sveglio ma mi sentivo confuso e un po’ allarmato. Nel giro di qualche istante mi resi conto che ero in preda alle stesse sensazioni che avevano dato inizio all’Ayahuasca Horror Tour. Gli stessi suoni, gli stessi colori, soprattutto la stessa sgradevole sensazione che qualcosa di inquietante stesse per accadere. Ero sconcertato. Pensai di essere ancora in dormiveglia ma no, ero del tutto sveglio. Adesso passa, mi dissi. Ma invece col trascorrere dei minuti la cosa peggiorava. Non riuscivo a scacciare quella sorta di stato allucinatorio e avevo l’impressione che la stessa entità che mi aveva fatto perdere il controllo di me stesso quand’ero sotto l’effetto dell’ayahuasca si stesse nuovamente impadronendo di me. Ero solo e non sapevo che fare. Scartai subito l’idea di chiedere aiuto alla mia amica svegliandola nel mezzo della notte per farle rivivere la sgradevole esperienza di qualche giorno prima. Tutti gli altri erano nel maloka, nel pieno della cerimonia. Confesso che fui a un passo dal cadere nel panico. Poi mi resi conto che questa volta in realtà non avevo bevuto l’ayahuasca e perciò potevo recuperare la mia presenza e la padronanza di me stesso. Presi un secondo cuscino per potermi sistemare comodamente in posizione seduta, iniziai a respirare profondamente per centrarmi in me stesso e qualunque cosa fosse quella sgradevole energia che stava condizionando la mia mente si allontanò. Mantenni la mia attenzione sul respiro, chiusi gli occhi e mi collegai alle dimensioni elevate della coscienza. Gli arcangeli erano contenti che grazie alla mia presenza di spirito non fossi nuovamente caduto nella trappola. Mi suggerirono di andare nel maloka per completare la purificazione. Non fisicamente ma col mio corpo energetico.
Tengo a precisare che quando sono in uno stato alternativo di coscienza il senso della vista per me è quasi del tutto assente. Emergono talvolta delle immagini, dei colori, ma in generale le mie percezioni sono di altro genere, quasi impossibili da definire con le parole. So intuitivamente quello che sta succedendo, ma i miei sensi fisici non percepiscono alcunché. Perciò quando andai nel maloka non ebbi la percezione di essere lì fisicamente, né vidi cosa stava succedendo. Semplicemente sapevo di essere lì con la mia energia. Sentivo un grande amore per tutte quelle persone, e il desiderio che ognuno potesse fare uno splendido viaggio e trovare quello che stava cercando. Andai l’uno dopo l’altro da ogni partecipante (gli organizzatori e i membri del gruppo che io conoscevo) per trasmettergli amore e luce, non solo la mia ma anche quella degli arcangeli che erano uniti a me in quella purificazione. Fu un’esperienza molto intensa e profonda, a tratti commovente. È davvero difficile descrivere con parole questo tipo di esperienze, ma non si tratta di mera immaginazione perché è coinvolto tutto il proprio essere e la percezione dell’energia, anche a livello fisico, è talmente intensa che non può essere solo il prodotto di un lavorio mentale.
Dopo aver abbracciato uno per uno i partecipanti alla cerimonia rimasi ancora un po’ nel maloka, fino a quando non mi convinsi che la purificazione era terminata. Allora “tornai” nella mia stanza (dalla quale ovviamente non mi ero mai fisicamente allontanato), nel mio letto, conclusi la meditazione ringraziando per quella bellissima esperienza gli arcangeli e Gundrum, che, come loro solito, furono prodighi di lodi per il lavoro che avevo fatto e mi assicurarono che la purificazione era stata completata e aveva ottenuto il risultato previsto.
A quel punto, dopo avere fumato la solita sigaretta, potei riaddormentarmi e dormii senza ulteriori interruzioni fino alla mattina.

A colazione potei appurare che la cerimonia era andata molto bene. La maggior parte dei partecipanti erano visibilmente allegri e gioiosi. Qualcuno mi raccontò a grandi linee il suo viaggio dicendomi di aver sperimentato una grande felicità. Ciò si accordava con quello che io stesso avevo percepito la notte prima.
Quelle erano le nostre ultime ore a Pisac. A metà mattina avremmo lasciato il residence per iniziare il nostro viaggio verso Machu Picchu.

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