Nel corso della giornata successiva alla Cerimonia avevo percepito che qualcosa si era sbloccato, come se mi fossi alleggerito di un grande peso. La tensione e la preoccupazione che, per quanto in forma leggera e a intermittenza, mi accompagnavano dall’inizio del viaggio si erano dissolte. Così la mattina dopo mi ero svegliato di ottimo umore e dopo un’abbondante colazione io e la mia amica avevamo deciso di andare a piedi a Pisac. Il villaggio era infatti raggiungibile dal residence con una camminata di circa mezz’ora su una strada che per un lungo tratto costeggia il fiume Vilcanota. Quel giorno avremmo pranzato in una trattoria di Pisac da dove nel pomeriggio saremmo andati in auto a visitare la fortezza megalitica di Saqsaywaman nei pressi di Cusco.
Quando stavamo per uscire dal residence l’organizzatore del seminario ci comunicò che le nostre valige erano finalmente arrivate all’aeroporto di Cusco. Ovviamente ormai era troppo tardi per andarle a prendere in giornata, avremmo dovuto rimandare alla mattina dopo, ma la notizia ci rincuorò, e rafforzò la mia sensazione che qualcosa era cambiato, come se le energie pesanti si fossero disgregate e il flusso energetico avesse ripreso a fluire liberamente. Sentivo che d’ora in poi tutto sarebbe andato per il meglio e potevo finalmente godermi il mio soggiorno in Perù senza più ombre, come mi aveva consigliato l’arcangelo Michele.
Da quella mattina riuscii a entrare in contatto più profondamente con quella terra che mi accoglieva amorevolmente come una madre premurosa, mostrandomi alcuni dei suoi tesori. Certo, dieci giorni sono molto pochi per visitare una regione come la Valle Sacra — ricca di luoghi affascinanti e di suggestioni — che meriterebbe un soggiorno di almeno un paio di mesi per essere esplorata adeguatamente. Ma il mio desiderio non era tanto quello di visitare il maggior numero di luoghi degni di interesse, quanto di riuscire a entrare in contatto il più profondamente possibile con quella terra antica, con le sue energie e anche con i suoi abitanti. Non solo gli esseri umani ma anche gli animali, gli alberi, l’acqua, le montagne.
Non nego di essermi letteralmente innamorato del Perù. Mi sono innamorato di Pisac, con le decine e decine di coloratissimi banchetti e negozietti di artigianato. Mi sono innamorato di Cusco, l’antica capitale del Tawantinsuyo, l’impero Inca, con i suoi palazzi coloniali spesso eretti sulle mura di pietre degli antichi edifici inca. Mi sono innamorato degli antichi luoghi di potere, come Moray, coi suoi imponenti terrazzamenti fatti di cerchi concentrici collegati dalle tipiche scalette inca costituite da spuntoni di pietra, e Saqsaywaman, maestosa e gigantesca fortezza megalitica che domina la valle in cui è incastonata Cusco.
Mi sono innamorato del popolo andino, che mi ha impressionato per la sua dignità, la sua energia vitale e dinamica, il suo ottimismo.
Ogni luogo che ho visitato ha suscitato in me forti emozioni, ma lo stato d’animo di fondo, stranamente, era quello di sentirmi a casa.
Ovviamente questo diario non vuole e non può essere una mera descrizioni dei luoghi in cui sono stato, né tanto meno una cronaca quotidiana del mio breve soggiorno peruviano, cronaca che alla fine diventerebbe noiosa, anche perché le impressioni vissute e la magia dei luoghi visitati non possono essere tradotte adeguatamente dalle parole. Io stesso non riuscivo a “definire” nel pensiero quello che stavo provando mentre assorbivo energia e informazioni che avrebbero avuto bisogno di molto tempo per essere digerite e decodificate.
Perciò prendete queste brevi e stringate annotazioni come una sorta di raccordo con il prosieguo della mia avventura sciamanica. E, se volete, godetevi alcune fotografie che mi sembra giusto inserire alla fine di questo post, per sostituire con delle suggestioni visive quello che, appunto, le parole non possono dire.