Tempo sospeso

Tempo sospeso - collage di Momi Zanda
Tempo sospeso – collage di Momi Zanda

Una delle cose che a mio parere sta attraversando una trasformazione palpabilmente percettibile è il tempo.
Ovviamente, la percezione del tempo cambia al variare dell’età. Un bambino percepisce il tempo in maniera completamente diversa da un adulto. Così come la percezione di un ventenne è molto differente da quella di un sessantenne. Mi sembra di poter dire che con l’età la percezione del tempo accelera. Perciò, avendo ormai quasi sessant’anni, sono consapevole di come la mia età influisca sulla percezione del tempo.
Ma il cambiamento del tempo – o meglio, dei tempi – in questa nuova energia va molto al di là di questi aspetti soggettivi, per quanto, paradossalmente, il tempo stia diventando nella percezione di chi è consapevolmente sul cammino del risveglio sempre più soggettivo.
Possono coesistere più percezioni contemporaneamente. Da un lato c’è la percezione di un tempo complessivamente accelerato, come qualcosa che scivola su un pendio che si fa sempre più ripido. Dall’altro in tante occasioni il tempo si dilata e rallenta fino a quasi fermarsi.
Esiste ancora un tempo condiviso, un tempo sociale, per così dire, che ha la funzione di permettere l’interazione tra l’individuo e le altre persone e il suo ambiente in maniera armonica. Ma ognuno vive un proprio tempo in base alle proprie scelte e alle risonanze del proprio campo energetico.
Anni fa una delle mie guide, Gopale, che si definiva il Maestro del tempo e del sesso, mi aveva spiegato che il tempo viene creato per fare un’esperienza. Lo aveva paragonato al programma di un computer. La nostra scelta di fare una determinata esperienza crea il tempo dell’esperienza. Perché solo nel tempo l’esperienza può essere sperimentata.
Ovviamente, chi crea il tempo è quella parte profonda di noi – anima, spirito, Sé superiore, comunque la si voglia chiamare – che esiste fuori del tempo. Perciò, più alta è la consapevolezza della nostra attuale identità (del nostro strumento umano, come lo chiamano i WingMakers), più possiamo creare consapevolmente il tempo delle esperienze che desideriamo fare. Mano a mano che le nostre intenzioni si accordano con quelle della nostra anima.

Questo 2016 sta passando molto rapidamente. Nel mio tempo soggettivo l’anno in realtà è finito ieri e oggi, 1 settembre, è capodanno. Anticamente in Sardegna era così. Seguendo l’uso dei bizantini, tra i tanti che hanno dominato l’isola, l’inizio dell’anno si festeggiava il 1 settembre, tant’è che in sardo (campidanese) settembre si dice Cabudanni. Perciò ieri insieme ad alcuni amici abbiamo brindato al nuovo anno con uno spumantino artigianale.
Personalmente ho sempre considerato settembre come un inizio, un mese in cui si possono cominciare nuovi progetti, in cui c’è una fiduciosa aspettativa di cambiamenti positivi, di nuove avventure di vita. Sono emozioni che a settembre mi sorgono spontaneamente, stimolate dall’energia rinfrescante che c’è nell’aria. Mentre alla fine di dicembre queste stesse emozioni le devo un po’ costruire, perché si deve, perché tutti fanno così.
Nell’anno che (per me) è appena terminato il tempo si è divertito sulle montagne russe fino ai primi di maggio. Condizionato dal repentino mutamento delle mie frequenze, passava da un’esperienza all’altra, da uno stato interiore all’altro con estrema facilità e spesso senza apparente logica. Poi a maggio si è stabilizzato, anche grazie a un seminario di ipnosi regressiva che ho tenuto presso un’associazione amica, che mi ha permesso di elevare le mie energie e la mia consapevolezza a un punto dove mi è stato possibile trovare una maggiore stabilità, un certo quale ancoraggio. Conseguentemente il tempo è cambiato e sono arrivati tanti “piccoli” tempi di esperienze piacevoli e rigeneranti che mi hanno permesso di mantenere elevate le mie frequenze e di pulire ulteriormente il mio campo energetico.
A metà maggio sono andato a Tiscali, un villaggio nuragico piuttosto famoso. In realtà del villaggio resta molto poco, quasi non varrebbe la pena visitarlo, ma la magia la fa il luogo in cui si trova, una conca quasi completamente chiusa ricca di fascino e di potere. Vi si può accedere solo a piedi, dopo un trekking di un paio d’ore, non difficile ma comunque impegnativo, visto che è tutto in salita con un dislivello di 350 metri. La bellezza dei luoghi e anche, in qualche modo, l’essere entrato un po’ più a fondo nel mio corpo grazie all’impegno fisico, mi hanno rigenerato. E la mattina dopo, un bagno nelle ancor gelide acque della splendida Cala Cartoe, nei pressi di Dorgali, e la visita a due siti nuragici particolarmente imponenti come il villaggio di Serra Orrios e la tomba dei giganti di S’Ena E Tohmes hanno completato l’opera.
Questo è solo un esempio dei tempi delle esperienze che ho creato. Non è mia intenzione tediare i lettori del mio blog con i dettagli del mio diario personale. Volevo solo rimarcare che quando cambia l’energia riusciamo a creare i tempi per fare esperienze che ci fanno star bene, alimentando un circolo virtuoso.

Una decina di giorni fa sono invece entrato – ma scivolato o caduto sarebbero termini più appropriati per definire quello che è successo – in una sorta di “tempo sospeso”. Lo descriverei come una “bolla” che mi circondava e che mi impediva in qualche modo di collegarmi al “tempo condiviso”, al tempo degli altri. Varie volte anche stando in compagnia di amici che avevo piacere di vedere mi sentivo come se non fossi realmente nel tempo di quell’esperienza. Come se non potessi quasi comunicare all’esterno della bolla in cui stavo, dove stavo (sto) facendo un’esperienza non condivisibile perché neppure io la comprendo.
Nella bolla il tempo è sospeso, come in attesa. Una sorta di apnea. La sensazione/percezione che qualcosa sta per succedere ma che nulla al momento può essere fatto – né dev’essere fatto – per farla succedere. L’unica cosa da fare è un non fare. Scegliere e fidarsi del potere della propria scelta. Scegliere il tempo, il proprio tempo. Comprendere che ognuno, consapevolmente o no, sta creando il tempo delle proprie esperienze e che di conseguenza è possibile uscire dal tempo della manipolazione, della neurosimulazione (come la chiama il Cristo canalizzato da Emilio Soldani), che cerca di creare un unico tempo per tutti per poter decidere l’esperienza che ognuno, avendo ceduto il proprio potere, è destinato a fare. Il Tempo di Dolore, per dirla con la Kabbalah.
Io sto cercando di creare invece il Tempo Benedetto, il tempo per le esperienze che io e la mia anima desideriamo fare.
Già da ieri, forse proprio perché stava iniziando il nuovo anno settembrino, ho sentito la bolla rarefarsi, come se avessi attraversato il tratto di “tempo sospeso” e stessi iniziando a entrare nel nuovo tempo che sto scegliendo di creare.
Buon Capodanno sardo a tutti.

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