Riflessioni sull’abbondanza: 3. L’abbondanza della multicultura

In questa terza e ultima “riflessione sull’abbondanza”, voglio cercare di portare il punto di vista di un’altra cultura, la cultura degli esseri che non hanno un corpo. Nella loro dimensione tutto è già compresente eppure in continuo movimento (evolutivo, diremmo noi umani, ma è un termine improprio per quella dimensione).
Riguardo all’abbondanza basata sul possesso dei beni materiali, gli esseri di luce sono stati piuttosto chiari nel definirla un concetto assurdo. Nell’universo non si compra nulla, tutto ha coscienza e ci si può collegare e unire ad altre coscienze per fare un’esperienza insieme, per realizzare un progetto comune. In questo modo poi questo scambio, questo accordo che si è creato, prenderà forma anche nella materialità manifestandosi in termini di abbondanza.
Per quanto questa sia una cultura radicalmente diversa dalla nostra, che vediamo tutto dal punto di vista della corporeità e della separazione, possiamo utilizzarla per infondere nuove ricchezze nella nostra cultura, trovando il nostro peculiare modo di applicarla nella concretezza della nostra vita.

Prima di tutto le mie guide hanno spiegato: «La situazione economica di ognuno è la conseguenza dell’impegno che mette nel proprio discorso evolutivo all’interno dei progetti a cui ha deciso di partecipare. La ricchezza è una conseguenza di un’acquisizione interiore che rende possibile avere a propria disposizione le opportunità necessarie per evolversi. In questo spaziotempo il denaro è l’unica cosa che viene letta come ricchezza, e circoscrive perciò in un range piccolo le opportunità che invece si possono avere per evolvere, opportunità di cui il denaro è soltanto un aspetto. Ciò che vi serve per stare bene è un fluire costante e armonico del cambiamento all’interno delle esperienze che avete deciso di sperimentare negli eventi. Questa è la vera ricchezza alla quale non potete mai rinunciare e che prende svariate forme, tra cui anche quella economica. Ma in questi tempi a un altro livello è stata fatta una manipolazione affinché voi riconosciate come ricchezza soltanto il denaro. Questo è funzionale a tenervi dentro uno stato di subordinazione. Per mangiare serve del cibo e non del denaro, e per avere un luogo in cui abitare serve una casa e non del denaro. Così se cominciate a intrattenere delle relazioni con quello che erroneamente credete di dover possedere, scoprite che spontaneamente la relazione fa fluire le opportunità. Si tratta di modificare il punto di vista, per passare dalla sopraffazione all’interazione. Questo è ciò che vi serve.»
Per la nostra cultura la maggior parte delle cose che vogliamo fare, delle esperienze che vogliamo avere sono condizionate dal denaro. Per avere una casa dobbiamo avere il denaro per comprarla o pagare l’affitto. Per mangiare dobbiamo avere il denaro per comprare il cibo. Per avere quello che ci serve dobbiamo avere il denaro per comprarlo. E anche cose meno materiali o decisamente spirituali, come l’amicizia o la serenità, sono più facili da avere e da coltivare se abbiamo abbastanza denaro per cogliere le opportunità che ci si presentano. Questo è come vanno le cose ora tra noi umani, ma non è detto che sia l’unico modo e neanche il migliore.

«Per gli esseri umani l’unico modo per avere qualcosa è possederlo,» hanno rimarcato le mie guide, «ma possedere qualcosa ne rimarca il confine. In altre culture meno circoscritte qualsiasi cosa si voglia non la si possiede ma la si diventa. Non c’è mai niente che si possiede, semplicemente lo si diventa. Questo permette di non avere alcun confine, e quindi anche nessun limite. Ma per poter diventare quello che si vuole avere, bisogna smettere di pensare di averlo e imparare a esserlo. Questo per voi è difficile. Non pensate di essere quello che volete avere e così non riuscite ad avere mai niente. Le acquisizioni materiali sono un qualcosa che cercate di ottenere comprando e costruendo. Non sapete minimamente usare questa maestria dell’essere.
«Se vi permetteste di essere quello che invece cercate di avere vedreste miracoli nella vostra esistenza. Voi vi chiedete come potreste avere qualcosa, e quali sono i passi che dovreste fare per ottenerla. Ma se invece vi permetteste di non usare la vostra identità umana e semplicemente provaste a essere quello che volete avere, onorereste ciò che desiderate con il rispetto della vostra ammirazione. Gli esseri umani non fanno che possedere, e il possesso è una forma di disprezzo e di sopraffazione. Viceversa in altre culture si “diventa” ciò che si vuole ottenere, e quindi non si sopraffà mai niente. Si onora ciò che si vuole ottenere perché lo si diventa. Questo è un concetto molto difficile nella cultura umana in questo spaziotempo, ma è il punto su cui tutti state lavorando.
«Ad esempio, se volete una casa più grande dovete fermarvi ed essere la casa che volete. Dovete chiedervi come è la casa. Non come potete possedere la casa ma come la casa è, e diventandolo fate un movimento energetico che permette l’incontro con l’essere (la casa) che ottusamente cercate di possedere. Non c’è mai niente che si possiede, tutto quanto è un  incontro. Questo vale nell’amore e vale in tutte le circostanze. Ma voi invece quando incontrate quelli che voi chiamate i beni materiali non avete mai rispetto. Togliete loro l’identità e stabilite il possesso. Se provate a fare il contrario, togliendo il possesso e rispettando l’identità, create un’onda di risonanza che permette l’incontro. Allora è come fare amicizia, c’è un incontro, anche se non c’è il possesso. L’appagamento non è dato dal possesso ma dall’incontro. Tutti gli esseri umani cercano l’appagamento ma non lo trovano perché non incontrano mai quello che cercano. È questo che non fate. Dovete fermarvi e sviluppare la vostra capacità di essere. Potete essere tutte le cose che desiderate. Potete essere una casa, un’unione d’amore, i soldi, il tempo, una bella giornata, gli amici. Dovete fermarvi, smettere di essere quello che siete ora e diventare quello che di volta in volta decidete, quello che vi piace. Invece pensate soltanto a quello che potete avere. Ma avere nella nostra cultura non c’è, e nel progetto di scambio delle culture dovete aprirvi a questa differenza. Se fate amicizia con quello che desiderate, quello che desiderate arriva a voi spontaneamente, perché semplicemente sceglie di incontrarvi.
«Per diventare bisogna andare in profondità dentro sé stessi a un livello dove la corporeità non è più così importante, ed entrare in quella vibrazione del sentire che è dentro tutte le cose. Quando si diventa bisogna far questo, perdere la consapevolezza della materialità delle cose ed entrare in contatto con quel sentire profondo che è diverso per tutte le cose. Ogni cosa ha il suo sentire. C’è un sentire della casa, un sentire dei soldi, un sentire della salute, un sentire del tempo, un sentire della notte, un sentire degli animali, un sentire delle piante, un sentire di tutto quello che potete definire. Tutto ciò che potete nominare ha un sentire, e quando lasciate perdere l’aspetto materiato ed entrate in quel sentire diventate quello che avete scelto di diventare. E si crea una risonanza, che è come fare amicizia. Questa amicizia fa sì che si manifesti il tempo dell’incontro in cui fate l’esperienza, dentro l’identità, di conoscere quello che avete creato per risonanza, appunto, diventandolo. Non è una cosa che si fa muovendosi, si fa stando fermi interiormente. Credete che per ottenere le cose dobbiate muovervi, agire, e non capite che muovendovi ottenete solo quello che avete già creato interiormente stando fermi.»

Mi è davvero difficile aggiungere qualcosa a questa lezione degli esseri incorporei sull’abbondanza. Posso giusto commentare che imparare a percepire il sentire degli altri esseri e diventarlo può essere almeno inizialmente un’impresa difficile per chi non aveva mai considerato questo punto di vista, che tutti gli esseri, comprese le case e le automobili, hanno una loro forma di coscienza ed è possibile comunicare con loro. E che la vera abbondanza è semplicemente il frutto naturale sul piano materiale di queste comunicazioni.
Per allenarsi a percepire il “sentire” degli altri esseri per poi poterlo diventare, un primo passo è iniziare a percepire il sentire degli esseri della natura: gli alberi, le pietre, l’acqua, gli animali. Loro sono insegnanti amorevoli e disponibili, ansiosi di donare tutto quello che siamo in grado di ricevere da loro. Ristabilire una rete di comunicazione con gli esseri della natura è, di fatto, uno dei modi migliori per percepire il sentire dell’abbondanza, spirituale e fisica, e di conseguenza crearla anche materialmente nella nostra vita.

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