Riflessioni sull’abbondanza: 1. Dal sentire della mancanza al sentire dell’abbondanza

Ho finalmente terminato la prima (e forse definitiva) stesura di Voci dal non tempo, il libro di canalizzazioni cui ho accennato nel post precedente, e posso quindi ora dedicare un po’ di tempo e di impegno a questo blog. L’ultimo post pubblicato, quello sul Movimento Cinque Stelle, era più che altro un divertissement, un sassolino nella scarpa che ho voluto togliermi. In realtà l’argomento che da tempo avevo in mente di trattare è l’abbondanza. Un tema che è spesso centrale nella vita degli esseri umani — sicuramente nella mia! — e lo è ancora di più in un periodo come questo in cui sembra che l’umanità si sia impantanata in una crisi economica senza precedenti e senza apparente via d’uscita, con la conseguenza che sempre più persone trovano crescenti difficoltà a mettere insieme il pranzo con la cena.
In realtà a mio parere questa crisi — oltre che essere il sintomo evidente di un crollo dei vecchi sistemi — non è altro che l’estremizzazione di uno dei meccanismi perversi con i quali da millenni l’umanità è tenuta in uno stato di schiavitù e di sofferenza. Ci viene fatto credere che nel pianeta non ci sono abbastanza risorse, che la povertà e la penuria sono delle condizioni esistenziali ineluttabili da cui al massimo si può cercare di emergere faticosamente con rinunce e sacrifici. In altre parole viene generato a livello collettivo un senso di scarsità e di mancanza, ed è proprio questo tipo di percezione che, per la legge dell’attrazione o della risonanza, produce la povertà e l’apparente carenza di denaro e di risorse.
Non sto dicendo, ovviamente, che la crisi economica non ci sia, e purtroppo so benissimo che un  numero sempre crescente di persone stanno venendo a trovarsi in uno stato di povertà se non di vera e propria miseria, impossibilitate a soddisfare persino i più elementari bisogni necessari alla sopravvivenza. Sto dicendo invece che l’unico vero modo per risolvere questa penosa situazione è modificare il proprio sentire, e di conseguenza il proprio campo energetico, sintonizzandosi sulle frequenze della ricchezza e dell’abbondanza.
È lampante che non è possibile indurre velocemente un simile cambiamento a livello collettivo, ma si può farlo a livello individuale, e in questo modo produrre onde di cambiamento che alla fine influenzeranno tutto il pianeta.

Ovviamente, anche a livello individuale non è facile liberarsi dai pensieri di scarsità e di mancanza che in un modo o nell’altro ci sono stati inculcati fin dalla più tenera età, per non parlare di quegli insegnamenti pseudo spirituali che hanno creato nel nostro inconscio un legame indissolubile tra la ricchezza e il male (“Il denaro è lo sterco del diavolo”, “è più facile per un cammello passare dalla cruna di un ago che per un ricco entrare nel Regno dei Cieli”, ecc., ecc., ecc.!). Ma possiamo iniziare a distaccarci da tutti questi condizionamenti che ci sono stati imposti, e di cui spesso non siamo nemmeno consapevoli, e lavorare consapevolmente per ridefinire le nostre concezioni della ricchezza, del denaro e dell’abbondanza. E del loro corretto rapporto con l’aspetto spirituale dell’esistenza.
Si tratta cioè di iniziare a guardare la realtà con occhi nuovi e ribaltare il nostro modo di pensare, trovando il coraggio di abbandonare il buon senso comune.
Come la maggior parte degli esseri umani, anch’io ho avuto — e probabilmente avrò ancora — dei periodi in cui il denaro scarseggiava o stava per esaurirsi, e le entrate non bastavano a controbilanciare le uscite. Alcuni anni fa, in uno di questi momenti ho chiesto aiuto alle mie guide incorporee e l’arcangelo Raffaele mi ha dato questo consiglio, semplice ma efficace: «La mancanza occupa il tuo campo visivo e perciò in parte si riproduce. Occorre ridefinirla come abbondanza perché riproduca quest’essenza. Il tuo campo visivo tende a proporre mancanza perché questo la tua mente ha costruito e sa fare. Ancora non sai fare di proporre abbondanza. Ma se leggi più abbondanza in ciò che hai già, la mancanza scompare e trovi l’abbondanza che non hai ancora. Un pensiero di fissità statica che si ripropone sempre uguale a sé stesso permea spesso il tuo campo energetico e perciò si produce mancanza. Su questo va fatto un cambiamento. Si propone mancanza nel tuo campo di energia sempre uguale a sé stessa, e così negli eventi di cui poi fai esperienza trovi mancanza per te. Per trovare abbondanza occorre dissociarsi da questa abitudine e vedere abbondanza dove vedi mancanza. Questo  ti fa perdere te stesso e crea quel disorientamento che permette il cambiamento. Porta la tua attenzione su quello che già è abbondante per te e da lì costruisci un diverso sentire. Comincia guardando quello che per te è già abbondante e buono, e amplifichi questo sentire in te. Più di così non posso spiegare.»
Il consiglio di Raffaele era stato molto produttivo, e ancora continuo a tenerlo presente e a esercitarmi nel metterlo in pratica tutte le volte che mi trovò in difficoltà e le preoccupazioni economiche e la percezione di ciò che mi manca riprendono il sopravvento.
Per quanto gravi siano le mancanze nella nostra vita (che si tratti di mancanza di denaro, o di amore, o di salute, o di amici, o di lavoro, o di altro), ci sono sicuramente tante altre cose di cui siamo ricchi. La nostra tendenza è spesso quella di focalizzarci su ciò che non abbiamo, ma in questo modo, come spiega Raffaele, questo pensiero permea il nostro campo energetico e continua perciò a produrre mancanza anche negli eventi di cui poi facciamo esperienza. Se invece portiamo la nostra attenzione su ciò che è abbondante nella nostra vita, iniziamo a costruire un diverso sentire e possiamo amplificarlo fino al punto in cui questo nuovo sentire di abbondanza genererà abbondanza anche nella concretezza della nostra quotidianità. Ormai da molti anni ho sperimentato decine e decine di volte la validità di questo principio, ogni volta ottenendo risultati spesso al di sopra delle mie aspettative. E col tempo e con l’allenamento vedere abbondanza dove prima vedevamo solo mancanza diventa sempre più facile e naturale, fin quando questo nuovo sentire non diventerà un aspetto stabile  del nostro campo energetico, e ciò che ci serve e che desideriamo ci arriverà naturalmente in un flusso continuo.

Mi sembra utile sottolineare che non sto suggerendo di convertirsi a un ottimismo facilone, né di cercare di “pensare positivo”. La faciloneria e il pensiero positivo non possono produrre nulla che non sia in qualche modo già alla nostra portata. Sto parlando invece di creare interiormente un diverso sentire che generi per risonanza una diversa realtà. Solo se davvero mi “sento” ricco attiro altra ricchezza. Se mi limito a “pensare” di essere ricco non otterrò quasi nessun effetto. Tanto più che il pensiero è indissolubilmente legato al tempo e alla linearità, e perciò è molto difficile mantenere a lungo un pensiero positivo quando le circostanze rispecchiano il suo contrario. Il sentire invece si muove fuori del tempo, è uno stato interiore che prescinde dalle circostanze e ha il potere di modificarle. Qualcuno a questo punto potrebbe lecitamente chiedere “come si fa” a modificare il proprio sentire, passando dal sentire della mancanza al sentire dell’abbondanza. Questo è esattamente il genere di domanda che io pongo spesso alle mie guide incorporee, e il tenore delle loro risposte più o meno è sempre questo: «Non c’è un “come”. Se vuoi fare qualcosa di nuovo e pensi al “come” farlo non ci riesci, perché se è nuovo non puoi sapere come farlo, e se sai come farlo vuol dire che non è nuovo e riproponi ciò che hai sempre fatto. Nel mondo dell’immaterialità e delle energie è l’intenzione che produce il risultato. Solo dopo che avrai fatto l’esperienza potrai sapere il “come”.»
Perciò non chiedetevi come fare a sentire abbondanza quando il vostro conto in banca è agli sgoccioli. Non cercate di capire come riuscire ad avere più soldi, o di immaginare da dove arriveranno. Non sforzatevi di visualizzare un ipotetico futuro in cui siete milionari. Basta che cerchiate di focalizzarvi su tutto ciò che è già abbondante nella vostra vita esprimendo l’intenzione di imparare il sentire dell’abbondanza e di riempire il vostro campo energetico di questo sentire. Il resto verrà da sé.

Una risposta a “Riflessioni sull’abbondanza: 1. Dal sentire della mancanza al sentire dell’abbondanza”

  1. Ciao,

    Sono pienamente d’accordo con quanto scritto, sono sempre stato convinto che siamo noi, i nostri pensieri-convinzioni, a definire-condizionare il nostro presente-futuro.

    Leggo sempre con molto interesse i tuoi post, grazie della condivisione.

    Alessandro

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