Poesie dei WingMakers: Ancient Arrow Site – Camera 14

 

WingMakers – Dipinto della Camera 14 del sito Ancient Arrow
WingMakers – Dipinto della Camera 14 del sito Ancient Arrow

WingMakers − Poesie della Camera 14 del sito Ancient Arrow

(tradotte liberamente da Momi Zanda − il testo originale inglese si trova nella sezione
Poetry del sito www.wingmakers.com)

Empireo

Camminava su un terreno più elevato
come un’anima non congiunta alla carne umana.
L’oscurità implorava
pretendendo che interrompesse la sua ricerca
e si accordasse all’andatura inconcludente degli altri.
Ma il suo sentiero si srotolava come un gomitolo
lanciato verso l’alto
solo per ricadere in un giudizio di luce.
Gli scontri col destino lo facevano deragliare
inviandogli i desideri dell’oscurità.
Il fulmine del desiderio.
La maledizione di sogni inconsistenti.
Il testimone di indicibili orrori.

Rideva dell’assurdità,
ma era consapevole delle onde oscure
che lo lambivano.
L’umanità era un foglio di carta bianco e liscio
che aspettava di essere colorato e sgualcito,
spezzettato in prede per il cacciatore di bestie.
Perché aspettavano?
La probabilità era che venissero catturate.
La “distanza” le tradì.
Il superficiale sepolcro del cuore profondo
uccise la loro fede.

Lui sapeva,
ma non riusciva a formare le parole.
Né a tracciare la mappa.
Le antiche forme dell’empireo
resistevano alle definizioni.
Paradiso perduto nella silenziosa coltre
del pensiero più limpido,
della più solitaria delle menti.

Chamber 14. Poem 1

Un essere separato

Al risveglio questa mattina
mi ricordo di te.
Eravamo insieme la notte scorsa,
tra di noi solo una sottile lastra di vetro.
Il tuo nome non era chiaro.
Penso che ne riconoscerei il suono,
ma le mie labbra sono intorpidite
e la mia lingua fiacca
per l’arrampicata alla tua bocca.
Anche il tuo volto era indistinto
e tuttavia, come un dio distante,
hai preso il tuo cuore e la tua mano
ed ecco è sorto dentro di me
un essere separato.

Credo che tu un tempo fossi solo.
Il tuo unico desiderio, di essere capito,
respinto da un’ immensa ombra
prodotta da una saggezza
che avevi dimenticato.
Perciò intonasti le tue canzoni
come un quieto appello a Dio,
sperando che le loro increspature sarebbero tornate
e ti avrebbero raccolto.
Ti avrebbero perpetuato.
Avrebbero ravvivato le tue vene
e ti avrebbero portato l’inestinguibile
bacio della mia anima.

Ubriacato da un nome solitario
avanzi barcollando
dentro la mia notte, nei miei sogni
e ora nel mio risveglio.
Se cercassi di dimenticarti
precederesti il mio adesso.
Sentirei la tua perdita
pur non potendo dire il tuo nome
o ricordare il tuo volto.
Mi sveglierei una mattina
desiderando di sentire la tua pelle sulla mia
senza sapere perché.
Avvertendo avvampare il nostro fuoco
così chiaramente che nomi e volti
non avrebbero più significato,
come la luce di una candela
al sole di mezzogiorno.

Chamber 14. Poem 2

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