WingMakers − Poesie della Camera 10 del sito Ancient Arrow

(tradotte liberamente da Momi Zanda − il testo originale inglese si trova nella sezione
Poetry del sito www.wingmakers.com)

A valle

Aprimi.
Portami da qua a là.
Lascia che il vento scompigli i miei cappelli
e che la pelle della terra mi tocchi.
Aprimi come una bottiglia rotta che non contiene alcuna bevanda
ma si ritiene degna dello spazzaturaio.
Aprimi ai lignaggi dai quali son germogliato.
Sono colori separati, gettati via
come ricordi di ubriachezza?
Aprimi all’Africa, all’Asia, all’America, all’Australia.
Aprimi come un pacco misterioso lasciato sulla porta di casa tua
nella dolcezza di una risata.

Aprimi alle rudimentali lenti dell’amore
che smaniano per appartenere a mani e labbra umane.
Aprimi allo sguardo che conforta gli stranieri
come la delicata ouverture di una tortora.

La saggezza dei cavalli è fatta
per imbrigliare?
Son fuorilegge i muscoli dei lupi
o sono invece guaritori di pecore?
L’opale nero dell’occhio
è l’anello mancante che tutti cerchiamo?

Aprimi agli autori di questo sentiero
e lascia che lo assaporino di nuovo.
Porta loro dei residui dei malfamati e putridi bassifondi
che aspettano a valle.
Mostra loro lo spreco della loro veglia.
La bassa virilità che fa carneficine.
L’ignominia al di là di ogni valutazione.

Aprimi agli idoli degli indolenti.
Lasciami guardare a bocca aperta i mandriani
che trasformano l’innocenza in paura.
È il piano del cecchino imbarbarire
la pezza di pelle priva di nervatura
che cresce incurante del dolore?

Aprimi alle macchie
di questa terra che il peccato originale non può spiegare.
Lascia andare questi sintomi
come se fossi morto, gialle foglie che annaspano
rapide, correnti incolpevoli verso valle.

A valle, dove i bassifondi
aspettano.
A valle, dove le lapidi degli idoli
sono mezzo sepolte dalla pioggia fangosa.
A valle, dove le tracce degli animali
non vengono mai viste.
A valle, dove le lenti dell’amore vengono pulite con un tessuto rosso.
A valle, dove i mandriani
radunano il loro gregge e battono i tamburi
promettendo un nuovo fiume che non arriva mai.

Giù a valle vive
una parte di me che è sigillata come una busta di carta
con del robusto nastro adesivo.
Guarda al fiume
come la parte inferiore di un ponte che aspetta
di cadere quando il sigillo verrà rotto.
Di tuffarsi nella corrente quando io verrò aperto
da qualche implacabile mano invisibile.
Di essere trascinato a valle
dalla gravità di un migliaio di menti
che semplicemente hanno perso la strada.
Un migliaio di menti che deviano il corso del fiume
dalla dolcezza della terra
al profondo pozzo dell’ avidità degli uomini.

Così dev’essere.
Così dev’essere.

Aprimi alla gentilezza della mano delicata di un bambino
che viene tesa per essere tenuta.
Lascia che questa gentilezza mi conforti
quando il mio ponte crollerà e le tortuose incolpevoli correnti
mi trascineranno a valle,
dove tutte le cose perdonate sono perdute.
E dove tutte le cose perdute sono perdonate.

Ciò che si trova qui.

Ciò che si trova qui
non può mai essere formato da parole.
Pure forze che si mescolano senza contrapporsi.
Come sogni taciuti risvegliati per la prima volta
da una luce triste.

Ciò che si trova qui
può zoppicare con un piede sul cordolo
e l’altro sul manto stradale
con un’andatura irregolare
che attende di essere nascosta nelle risate.

Ciò che si trova qui
può aprire il rapido vagare del sipario
che sta nei venti montani
quando lunghe ombre
rotolano da una parte all’altra
come giurie della notte.

Ciò che si trova qui
può sempre essere conservato negli occhi scintillanti.
Trasformato dal silenzioso strumento della pazienza.
Come sentimenti nutriti così a lungo
da aver perso la visione delle stelle.