La magia del Golgo: 2. I luoghi di potere

Baunei - Chiesa di San Nicola al tramonto
Baunei – Chiesa di San Nicola al tramonto

I veri protagonisti del seminario “4 giorni al Golgo” sono stati i luoghi in cui il seminario si è svolto. Luoghi antichi. Luoghi di potere.
Non solo nell’altipiano del Golgo ma anche nei dintorni, fino al mare davvero indescrivibile. Ogni volta che giro per la Sardegna non posso fare a meno di pensare quanto sono fortunato ad essere nato in un’isola così bella, antica e carica di energia. Un privilegio che mi porta a desiderare di poter condividere con gli altri tutto quello che la Sardegna può dare all’umanità. E questo in fondo per me era l’intento del seminario: iniziando con un piccolo gruppo imparare a condividere la spiritualità, l’energia e l’antica saggezza di questa terra che, come aveva detto qualche anno fa Irina Bergo in una canalizzazione ricevuta in Sardegna, porta in sé “il respiro dell’eternità” (vedi il post L’emozione dell’eternità).
Con Max e Corinna, che avrebbero condotto il seminario assieme a me, e Barbara, una partecipante amica di Corinna, siamo arrivati in zona un giorno prima per esplorare i luoghi e mettere a punto il lavoro che avevamo programmato di fare.
Il primo luogo che abbiamo visitato è stata la tomba dei giganti di Osono che si trova nell’omonima valle nei pressi di Triei. Un monumento megalitico impressionante, in ottimo stato di conservazione, in un ambiente incantato che a Corinna ha ricordato il paesaggio del californiano Monte Shasta. Nei pressi della tomba dei giganti si trova anche una fonte nuragica.
Alla vista della tomba e del paesaggio circostante sono stato immediatamente conquistato da quel luogo, nel complesso uno dei più belli che abbia mai visitato. La facciata (esedra) della tomba è composta da ventidue lastre di pietra disposte ai lati dell’entrata, undici per lato. 11.11, dunque, un numero maestro che è considerato un portale, il simbolo del risveglio, che in questi ultimi anni compare spesso a chi ha intrapreso un percorso di cambiamento quando guarda le cifre di un orologio digitale. Anche questa significativa coincidenza ci ha colpito.
Alla tomba dei giganti di Osono abbiamo concluso il seminario martedì mattina con un suggestivo rituale di guarigione e di rinascita condotto da Corinna.

Tomba dei giganti di Osono. 1 Tomba dei giganti di Osono. 2 Tomba dei giganti di Osono. 4 Tomba dei giganti di Osono. 5

Poi siamo arrivati a Baunei e dopo una breve sosta per un caffè siamo andati alla grotta Is Janas, raggiungibile a piedi dal paese dopo una breve salita. All’interno della grotta, risalente all’epoca prenuragica, due giovani archeologi hanno recentemente scoperto moltissime incisioni rupestri, abbastanza difficili da riconoscere per i non addetti ai lavori. Ma la più imponente di esse è visibilissima e si trova subito all’entrata della grotta su un enorme lastrone di pietra. Difficile dire cosa gli antichi sardi abbiano voluto rappresentare con quell’incisione. A me ha fatto pensare a una cellula in evoluzione, o a una rete neurale o a un diagramma energetico, o a una mappa astrale. In ogni caso quell’incisione vale da sola una visita alla grotta.

Grotta Is Janas. 1 Grotta Is Janas. 2 Grotta Is Janas. 3

Quando siamo finalmente arrivati al Golgo e siamo scesi dalle macchine per entrare al rifugio dove avremmo alloggiato, per un istante sono stato quasi sopraffatto dall’energia del posto. Il luogo era incantevole. A poca distanza dal rifugio si trova la chiesetta di San Pietro, edificata nel XVII secolo in un sito che era già utilizzato in epoca prenuragica, come dimostra un betilo antropomorfo trovato in quei pressi e ora sistemato davanti alla chiesa. Alla costruzione della chiesa è legata una leggenda locale secondo la quale anticamente il Golgo era abitato da un mostro sanguinario simile a un rettile, “Sa Serpente” (o, in altre versioni, Iskurtone o Scultone), che per secoli avrebbe perseguitato pastori e contadini pretendendo da loro periodici sacrifici umani. Secondo la leggenda, fu San Pietro apostolo in persona a liberare i pastori e i contadini del Golgo dall’oppressione di “Sa Serpente” uccidendo il mostro. Per questo San Pietro è particolarmente venerato dagli abitanti del luogo, e la chiesa fu edificata in suo onore.
La chiesetta è circondata da un recinto in pietra e dalle casette (in sardo “cumbessias”) utilizzate per il ristoro dei fedeli durante la tradizionale festa votiva del Santo, che si svolge per tre giorni l’ultima domenica di giugno.
Nel recinto della chiesa ha avuto luogo l’apertura del seminario.

Chiesa di San Pietro. 1Chiesa di San Pietro. 3

Chiesa di San Pietro. 2

Chiesa di San Pietro. 4Dietro il rifugio, attraverso una scala in legno di ginepro tipica di quei luoghi, si accede al sentiero che porta al nuraghe Albu (letteralmente “nuraghe bianco”). Il sentiero passa accanto a una voragine molto più piccola di quella di Su Sterru ma comunque profonda 165 metri. Subito dopo sul costone roccioso si incontra un’enorme scultura in pietra, una sorta di mascherone, la cosiddetta “faccia litica”, che forse è naturale o forse è stata scolpita dall’uomo su una roccia preesistente. Poi il sentiero scende verso un profondo canalone, che forma il letto di un torrente quasi sempre in secca, e dopo un tratto non molto lungo risalendo sul costone opposto del canalone si arriva al nuraghe Alvu, purtroppo non molto ben conservato e inaccessibile all’interno a causa dei crolli, ma comunque ricco di suggestione e di potere.
La sera del seminario nel canalone abbiamo fatto la prima meditazione di contatto con gli sciamani nuragici. Poi siamo saliti al nuraghe Alvu dove abbiamo svolto una cerimonia di offerta alla Madre Terra in generale e a quel luogo in particolare, e poi ci siamo connessi con il fuoco bianco, l’energia portatrice di abbondanza che i sardi nuragici che sono emigrati su Alpha Centauri stanno canalizzando verso la nostra isola.

Nuraghe Albu. 1 Nuraghe Albu. 2 Nuraghe Albu. 3

Il secondo giorno del seminario siamo andati a Cala Goloritzé, una delle più belle calette di tutto il Mediterraneo. Il colore turchese del suo mare è dovuto anche ad alcune sorgenti sottomarine di acqua dolce che sgorgano poco distante. La spiaggia è formata da piccoli sassolini bianchi ed è resa ancora più particolare da un arco proteso verso il mare e da un imponente guglia calcarea che la sormonta, il monte Caroddi.
La cala può essere raggiunta dal mare oppure attraverso un sentiero lungo tre chilometri e mezzo, non particolarmente difficile da percorrere ma abbastanza impegnativo, soprattutto al ritorno visto che la risalita copre un dislivello di 500 metri. In ogni caso la bellezza del percorso ripaga ampiamente della fatica.
Noi ovviamente abbiamo scelto di arrivarci a piedi, visto che uno degli obbiettivi del seminario era anche quello di ritrovare un contatto profondo con la terra e gli elementi naturali.
L’idea iniziale era di condurre a Cala Goloritzè la meditazione di contatto con le foche, ma dato che era la prima domenica di giugno la spiaggia era troppo affollata per poter avere il silenzio e l’intimità necessari, e così le foche hanno consigliato di rimandare il contatto alla sera dopo la cena, e hanno suggerito come luogo proprio Su Sterru, la voragine del Golgo, che pur non essendo vicino al mare è un luogo di profondità.

Cala Goloritzè. 1 Cala Goloritzè. 2 Cala Goloritzè. 3 Cala Goloritzè. 4 Cala Goloritzè. 5Paesaggi. 2 (Cala Goloritzè) Cala Goloritzè. 6 Cala Goloritzè. 7

Il penultimo giorno siamo andati in gommone alla Grotta del Fico. Siamo partiti da Santa Maria Navarrese e abbiamo percorso quindi un lungo tratto di costa, in un mare limpido e dai colori cangianti, ammirando dei paesaggi meravigliosi.

Paesaggi. 1 (Pedralonga)Dal gommone. 2 Dal gommone. 3 Dal gommone. 4 Dal gommone. 5 Dal gommone. 6 Dal gommone. 7

La Grotta del fico è stata fino agli anni ottanta del secolo scorso l’ultimo rifugio della foca monaca. Per questo avevamo deciso di inserire la visita alla grotta all’interno del seminario. Dopo il contatto con le foche nella meditazione della notte prima a Su Sterru era un’occasione per approfondire individualmente quel contatto e trovare ulteriori risonanze.
La grotta è un’imponente cattedrale naturale che ben si addice all’elevato livello di coscienza delle foche.

Grotta del Fico. 1 Grotta del Fico. 3 Grotta del Fico. 4 Grotta del Fico. 5 Grotta del Fico. 6 Grotta del Fico. 7 Grotta del Fico. 9

Al ritorno dal seminario ho scaricato sul computer le centinaia di foto che avevo scattato in quei giorni e ho iniziato a visionarle per scegliere le migliori. Con mia grande sorpresa mi sono accorto che dal gommone avevo fotografato qualcosa di straordinario che sul momento non avevo notato: su una delle rocce che delimitava una piccola cala, Portu Quau, erano chiaramente visibili delle pitture rupestri.
Sulle prime ho pensato a un gioco di luci e ombre, ma le pitture sono troppo nitide e precise per pensare che possano essere solo un’illusione ottica creata dalle rocce e dalla luce. Si vedono distintamente tre figure: sulla destra di chi guarda ci sono un animale rossiccio con le corna e una figura umanoide nera con un copricapo e una lancia. Sulla sinistra uno strano essere che a me ha fatto pensare a un extraterrestre. Nel mezzo altre figure indistinte.
Ho provato a cercare su Internet ma non ho trovato nessuna notizia di pitture rupestri in quel tratto di costa. Vista la loro nitidezza mi sembra davvero strano che nessuno prima d’ora le abbia viste o fotografate, e mi è venuto addirittura il dubbio che il mio Nokia abbia colto un’immagine di un altro tempo o un’altra dimensione!
In ogni caso ho considerato quella foto come un dono sciamanico, il segno dell’ottima riuscita del seminario.

Graffiti. 1 Graffiti. 2 Graffiti. 3 Graffiti. 4 (2) (800x596)

Come ho già raccontato in altri post, anni fa sono entrato in contatto con l’Anima sarda, la coscienza collettiva degli antichi sardi che vivevano in Sardegna ai tempi della civiltà megalitica e che si erano trasferiti su un pianeta di Alpha Centauri quando la loro civiltà spiritualmente molto evoluta e basata sull’osmosi tra tutti gli esseri si era degradata. Il degrado era stato causato dal contatto con esseri molto diversi da loro, provenienti da un altro pianeta, o forse da un’altra dimensione. Il tentativo di introdurre questi nuovi esseri nell’osmosi si rivelò disastroso, perché essi non riconoscevano quasi nulla come vivente e consideravano lecito usare senza rispetto qualunque cosa per il loro vantaggio. Questo portò alla rottura dell’osmosi e al conseguente degrado lento ma inesorabile dell’antica civiltà sarda.
All’inizio dei nostri contatti l’Anima sarda aveva dato una breve descrizione di questi esseri, e questa descrizione mi è tornata in mente guardando l’ingrandimento dell’essere visibilmente “alieno” presente sulla sinistra delle pitture rupestri.
«Dapprima li abbiamo incontrati telepaticamente nei nostri pensieri e così abbiamo fraternizzato», aveva spiegato l’Anima sarda. «Poi, dopo che per un certo tempo molti li conoscevano nella mente, abbiamo anche cominciato a vederli ed è così che sono apparsi tra di noi. Questi esseri hanno una testa lunga e hanno delle protuberanze al posto degli occhi, dove più o meno noi abbiamo gli occhi. E poi hanno un corpo che non è esattamente come il nostro e si allarga in fondo e finisce con una specie di punta che però non è una coda.»
Non ho potuto fare a meno di notare che questa descrizione, per quanto generica, potrebbe proprio descrivere l’essere che stavo osservando nella mia fotografia!

Graffiti. 5

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