La fatica del cambiamento

Fin dall’inizio del 2013 Kryon aveva avvertito che questo sarebbe stato un anno molto difficile. Duro e difficile. Un anno di transizione durante il quale sarebbe stato necessario ricalibrare tutti gli aspetti della vita umana e della vita della Terra, e le vecchie energie, le vecchie modalità del buio, proprio come un bambino che non ottiene ciò che vuole, avrebbero invaso ogni possibile spiraglio della vita, lottando con le unghie e con i denti per non perdere il controllo e non morire.
Un anno per iniziare a risolvere gli squilibri a livello individuale e collettivo, ma anche un anno in cui celebrare il superamento della linea del 2012 e la vittoria sulla vecchia energia, e per prendersi una vacanza spirituale.
Dato che gli insegnamenti di Kryon finora hanno sempre avuto una precisa corrispondenza con la realtà dei fatti che poi succedevano e in questi ultimi anni mi hanno spesso aiutato ad attraversare e superare i momenti critici, non avevo dubbi che anche questa sua previsione si sarebbe rivelata corretta, e così è stato. Credevo quindi di essere preparato ad affrontare il 2013 nel modo migliore, restando sereno e centrato anche di fronte ai drammi piccoli e grandi che inevitabilmente si sarebbero manifestati nel mio ambiente immediato e nella società in generale. Mi aspettavo che anche nella mia vita personale si sarebbero ripresentate vecchie questioni ancora da risolvere, vecchi squilibri ancora da sanare. Ma non ero preparato alla tremenda pressione della nuova energia che nel corso dell’anno, e in particolare in questi ultimi due mesi, è diventata per me sempre più intensa e schiacciante.
Una decina di giorni fa mi sono sottoposto a un trattamento energetico con Don Martin Quispe, un maestro andino del più alto livello della nazione Q’ero (ne parlerò probabilmente in un prossimo post). A un certo punto del trattamento Don Martin mi ha messo sul petto la sua misha. La misha è un importante strumento di potere degli sciamani andini. È un telo di stoffa ripiegato in un modo particolare all’interno del quale sono riposti numerosi oggetti di potere. La misha era piuttosto pesante, il che non mi stupì dal momento che molti degli oggetti di potere sono delle pietre raccolte nei vari luoghi dove lo sciamano ha operato. Ma ciò che mi stupì fu invece che nel giro di pochi minuti la misha diventò sempre più pesante. Sentivo il petto sempre più compresso, come se la misha stesse pressando per far uscir fuori tutte le energie pesanti che ristagnavano in quella zona del mio corpo, e il pesò diventò quasi insopportabile, tanto da farmi desiderare di mettermi a urlare, prima che Don Martin la levasse e continuasse il suo trattamento.
Ecco, questa sensazione che ho avuto durante il trattamento col maestro andino è molto simile a quella che è cresciuta in me in questi ultimi mesi. Mi sentivo come se fossi pressato da un peso che diventava sempre più insopportabile, rendendo faticoso quasi ogni aspetto della mia vita quotidiana e facendo emergere da dentro di me tutte le energie a bassa frequenza collegate alle emozioni e ai pensieri negativi che inquinavano le mie giornate. Nulla sembrava darmi sollievo. Le varie entità e guide incorporee erano per la maggior parte del tempo latitanti, e quando riuscivo a percepirle sembravano dirmi che loro non potevano far nulla per aiutarmi, che tutto dipendeva da un mio cambiamento interiore che io però mi sentivo del tutto impotente a fare.
E inevitabilmente si insinuava il dubbio che tutti i miei sforzi, le mie meditazioni, le mie ricerche spirituali fossero state in fin dei conti quasi del tutto inutili o comunque inefficaci  a rendere la mia vita più felice, o almeno più semplice e leggera.
Certo, Kryon aveva ammonito le vecchie anime che sarebbero emersi anche questi pensieri e questi sentimenti, retaggio del proprio registro akashico. Aveva spiegato che già per quattro volte nel passato l’umanità aveva attraversato la linea temporale di un possibile cambiamento della coscienza umana e del pianeta, e che tutte e quattro le volte aveva fallito e il risultato era stato la distruzione totale dell’umanità. Perciò anche questa quinta volta, non vedendo subito il cambiamento desiderato, avremmo pensato di non avercela fatta. Ma questa volta invece ce l’abbiamo fatta, e dobbiamo solo avere pazienza perché nel tempo lineare i cambiamenti sono molto più lenti di quello che vorremmo. Belle parole, ma non mi consolavano affatto e non mi aiutavano a ritrovare la fiducia, la speranza e soprattutto l’energia vitale.
Insomma, per dirla banalmente, non sapevo più a che santo votarmi.
Per fortuna sempre Kryon, indirettamente, è venuto in mio soccorso. Dopo il seminario con Lee Carroll a Milano Marittima avevo infatti deciso di rileggere, a distanza di un anno dalla prima lettura, il suo libro sui dodici strati del DNA multidimensionale. Come sempre succede, a una seconda lettura la mia comprensione si approfondiva, molti concetti mi apparivano più chiari, e in particolare sono stato colpito dal capitolo sullo strato sei del DNA, lo strato del Sé superiore. Il Sé superiore, spiega Kryon, è il fratello-sorella totalmente divino, e corrisponde a quello che in diverse culture religiose viene chiamato lo “Spirito Santo” (sorprendentemente, anche nella tradizione andina, che ha inglobato diversi elementi del cristianesimo, lo Spirito santo — Apu Spiritu Santu — è considerato il più potente degli apu, gli spiriti protettori).
Non è possibile per gli umani vivere sulla Terra con la loro forma divina totale, e perciò quando iniziamo una nuova vita terrena ci dividiamo in molte parti. La parte più grande è il Sé superiore, che si separa in modo quantico dal Sé umano. In realtà la separazione è percepita solo dal Sé umano che vive in una realtà tridimensionale (3D), mentre in una percezione quantica il Sé superiore è sempre con noi. Lo strato sei del DNA è il portale d’accesso a questa parte più vasta e più sacra di noi che si separa quando arriviamo sul pianeta. Può essere visto come il condotto per l’altro lato del velo e favorisce la comunicazione con la nostra parte divina attraverso la meditazione e la preghiera.
Gradualmente si è fatta strada in me la consapevolezza che la pressione energetica quasi intollerabile, il silenzio delle guide, il ripresentarsi di vecchi problemi e vecchie sofferenze avevano la funzione precisa di spingermi a cercare il contatto col mio Sé superiore. E a cercarlo ovviamente dentro di me.
In realtà, accade spesso che gli operatori di luce, i ricercatori spirituali, pur avendo in teoria la comprensione che la divinità è dentro di loro, si rivolgano in effetti all’esterno per trovare soluzione ai propri problemi. Cercano nuovi libri, nuove tecniche, nuovi seminari, nuovi concetti, nuovi maestri nella speranza di riuscire  a star bene e a ottenere ciò che desiderano. O chiedono aiuto alle guide incorporee, a Kryon, agli Arcangeli, ai Maestri ascesi, al Cristo o al Buddha. Mentre la soluzione, semplice e difficilissima al tempo stesso, è “pregare” il proprio Sé superiore, entrare in comunicazione con lui e lasciargli sempre più spazio nella propria vita.
Ed è questo che ho fatto nelle ultime settimane, anche grazie ai preparativi per il seminario che terrò dopodomani (La piramide dorata della nuova energia) che è appunto un percorso per entrare meglio in contatto col proprio Sé superiore.
I risultati di questo contatto (ovviamente ancora tutto da approfondire) non si sono fatti attendere. Ho iniziato a sentirmi più leggero, più centrato, più proiettato verso un futuro non lontano di piena realizzazione. I problemi piccoli o grandi della mia vita hanno smesso di sembrarmi eterni e irrisolvibili. E sopratutto la mia energia vitale sempre più stagnante ha ripreso a scorrere e a potenziarsi.
E come sempre succede quando avviene un cambiamento interiore, l’universo ha deciso di darmi una mano e di farmi sentire che non sono solo e che tutto è bene in tutta la creazione. Così per il ponte di Ognissanti, senza averlo minimamente programmato e nonostante il cattivo tempo avrebbe consigliato di starsene a casa, sono andato in giro per la Sardegna a ritemprarmi e ricaricarmi. Venerdì all’ipogeo di San Salvatore di Sinis, nei pressi di Cabras. Un tempio prenuragico tuttora pervaso da un’energia ancestrale profonda e benefica. Sabato al nuraghe di Santa Barbara, vicino a Macomer, e all’abbazia di San Pietro di Sorres, una chiesa romanica con convento annesso che si erge su un colle di origine vulcanica in uno scenario naturale che trasmette pace e serenità. E domenica nell’Oasi di Monte Arcosu, a meno di un’ora di macchina da Cagliari, per una passeggiata naturalistica in un luogo incantato e ricco di potere, dove ho rinnovato la consapevolezza che noi sardi viviamo davvero in un paradiso.

Ancora per noi vecchie anime e per tutti gli esseri umani in generale il cambiamento è duro e faticoso. L’enorme fatica che abbiamo fatto nel corso di numerose vite per arrivare fino al 2012 (che è solo la prima decisiva tappa di un lungo cammino) si fa sentire, e credo ci vorrà ancora del tempo per lasciarsela alle spalle. Mancano ancora due mesi alla fine del difficile anno 2013. All’inizio del 2014, ha rassicurato Kryon nelle sue canalizzazioni in Italia, l’energia cambierà, le cose diventeranno più facili e inizieremo a vedere dei frutti nella realtà materiale. Fino ad allora Kryon consiglia di non fare niente, di non prendere decisioni, di prendersi una vacanza e di lasciare semplicemente che l’anno finisca. Insomma, come direbbe il grande Eduardo, ha da passa’ ‘a nuttata!

2 Risposte a “La fatica del cambiamento”

  1. sono stato nelle medesime condizioni ed ho pensato anche io che tutte le mie ricerche e le mie meditazioni fossero stati inutili,ora capisco molto bene quel che è successo e credo che hai ragione di aspettare che finisca questo duemilatredici anno pesantissimo e difficile.ciao

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