La compresenza dei tempi

Time Shift - Hologram by Janosh
Time Shift – Hologram by Janosh

Ultimamente ho lavorato molto sulla destrutturazione del tempo lineare.
Fin dai miei primi contatti interdimensionali le mie guide incorporee mi hanno invitato a lavorare sulla destrutturazione del pensiero logico imprigionato nelle griglie della manipolazione e in particolare sulla modifica del concetto di tempo come comunemente inteso.
L’umanità è intrappolata in una concezione del tempo lineare secondo la quale il tempo è un’unica linea irreversibilmente unidirezionale che scorre dal passato al futuro attraverso il presente. Per quanto sia quasi universalmente accettato che il passato condizioni il presente e il presente condizioni il futuro, l’idea controintutiva che il futuro possa condizionare il presente non può che essere considerata assurda all’interno del paradigma lineare.
Da quei primi contatti la mia concezione del tempo è completamente cambiata. Come mi disse Gopale, uno degli esseri incorporei con cui sono in contatto e che si presentò come il Maestro del tempo e del sesso, è la coscienza che crea il tempo per fare l’esperienza che ha scelto di fare, analogamente a come si crea un programma informatico che possa svolgere determinate operazioni su un computer.
I tempi sono creazioni della coscienza e nel non tempo in cui realmente esistiamo sono costantemente compresenti.
Così il passato non è qualcosa che non esiste più, ma una linea del tempo con la quale è possibile interagire. E il futuro non è qualcosa che ancora non esiste, ma è formato da tutti i tempi (e quindi le esperienze) possibili, e nel presente noi decidiamo quale futuro sperimentare, che ne siamo consapevoli o no.

Gli anni scorsi ho lavorato particolarmente con l’ipnosi regressiva, sviluppando la comprensione, come tanti altri nel mondo stanno facendo, che in realtà quelle che consideriamo vite passate non sono affatto passate. Sono vite precedenti rispetto alla nostra nello scorrere del tempo lineare, ma nel non tempo in cui esiste l’anima (o il Sé superiore, o il Sé divino, o comunque vogliate chiamarla) tutte le vite sono compresenti. La loro identità esiste in una diversa linea del tempo che interagisce con la nostra, e considerandole identità che pur condividendo la nostra stessa anima sono diverse da noi, possiamo aiutarle a sciogliere i loro nodi e integrarle così nella nostra anima.
Da poco più di un anno sto invece lavorando sul futuro. Già in passato mi è capitato nelle sedute individuali di utilizzare la cosiddetta “ipnosi progressiva”, con risultati sempre interessanti. Che si tratti di esplorare i potenziali futuri conseguenti a una nostra scelta importante, così da avere delle informazioni intuitive su quale scelta ci porterà un maggiore benessere, o che si tratti di dare uno sguardo a una propria vita futura che possa essere di stimolo e incoraggiamento per quella attuale, l’ipnosi progressiva è sicuramente affascinante.
L’incontro con gli WingMakers nel settembre dello scorso anno mi ha dato un’ulteriore spinta ad approfondire meglio l’argomento. Gli WingMakers, nella loro mitologia, dicono di essere l’umanità del futuro che ritorna nel passato in determinate epoche per aiutare sé stessa nel proprio percorso evolutivo (chi vuole approfondire può leggere il mio post I risplendenti).
In realtà, nella pratica dell’ipnosi regressiva, spesso avviene proprio questo. Si torna nel proprio passato per aiutare sé stessi, in un’altra identità o nell’infanzia, a superare una difficoltà o a elaborare un dolore.
Così acquista senso il fatto che noi stessi dal futuro torniamo nel nostro presente per fornirci le indicazioni che ci permettano di scegliere il futuro migliore.

Un’esperienza significativa con la progressione alle vite future l’ho avuta quando frequentavo la scuola di counselling dove mi sono diplomato. Il taglio della scuola non era particolarmente spirituale, ma entrambi i docenti erano aperti all’esplorazione di zone di confine, come l’ipnosi regressiva e progressiva. Durante una trance progressiva di gruppo, vidi un me stesso del futuro, in un tempo non meglio definito ma che percepivo successivo all’oggi di diversi secoli, forse tre o quattro. In quella vita futura ero uno scienziato della mente, in una cultura in cui lo studio scientifico della mente era arrivato a includere tutti gli aspetti e le capacità che adesso vengono considerate spirituali o paranormali. Ero molto soddisfatto della mia vita e del mio lavoro, e devo dire che quell’assaggio di futuro fu di grande incoraggiamento e ispirazione nel cammino che mi avrebbe portato a intraprendere la professione di counsellor.
Un’altra modalità, che mi è stata insegnata dalle mie guide, è andare nel futuro in un tempo in cui qualcosa che nel presente ci disturba o ci fa soffrire non esiste più.
In quel caso, dopo un amore non corrisposto durato un paio d’anni, pur avendo superato la frustrazione e la sofferenza che in quegli anni quell’amore mi aveva causato, non riuscivo a liberare del tutto la mia mente dal pensiero dell’uomo di cui ero stato innamorato, come se non mi fossi realmente liberato di quel legame. Perciò chiesi aiuto alle mie guide. Mi spiegarono che il mio compito per perfezionare la mia maestria era di sciogliere nel presente quel legame che era stato creato in altri tempi. E che per farlo il modo migliore era andare in un tempo futuro in cui quel legame non esiste e la relazione con quell’uomo non è più un problema. In questo modo avrei portato nel presente quel futuro in cui il problema è risolto.
Feci così nel corso di diverse meditazioni, e in questo modo riuscì a liberarmi di quel legame che era diventato sterile e anacronistico.
Preciso che “andare nel futuro” nel corso di una trance non implica la necessità di vedere i dettagli di quel futuro. Ognuno percepisce secondo le proprie modalità, ma il processo che viene messo in atto non si trova sul piano mentale e dei sensi fisici. Ciò che conta è percepire coi sensi sottili, sintonizzandosi sulle emozioni, sul “sentire” del futuro che stiamo esplorando. Da questo sentire possono arrivare informazioni e dettagli decodificabili dalla mente logica, ma non è questo il fulcro del processo.
Quando ho esplorato la vita futura di scienziato della mente, i dettagli erano veramente pochi. Ho avuto qualche immagine di un uomo abbastanza giovane, coi capelli neri, vestito di arancione, in una sorta di laboratorio tutto bianco che poteva essere anche all’interno di un astronave. E sapevo che era uno scienziato che studiava la mente e insegnava alle persone a utilizzarla nel modo migliore attivandone a pieno tutte le capacità.
Questi dettagli erano indubbiamente importanti, ma ciò che mi diede una spinta in avanti fu il senso di soddisfazione e di motivazione che quell’uomo provava. In effetti lavorare sui poteri della mente e su come utilizzarli al meglio è quello che mi ha sempre appassionato fin da bambino, e in qualche modo è quello che faccio nella mia professione, anche se in questa vita non sono uno scienziato e ho un approccio decisamente più empirico e intuitivo, mi verrebbe da dire più artistico che scientifico.

Il discorso sul tempo e sui tempi è ben più complesso di quanto sia possibile spiegare nel breve spazio di un post. E per di più la realtà multidimensionale del tempo non è pienamente concepibile né tantomeno definibile dalla mente logica, che può accostarvisi solo per approssimazioni con la consapevolezza delle proprie limitazioni.
Ma un ultimo punto che è importante evidenziare e che alla luce della compresenza dei tempi è possibile che la causa di un effetto che stiamo sperimentando nel presente si trovi, anziché nel passato, nel futuro.
L’estate scorsa Emiliano Soldani, a cui ho accennato in altri post, nel corso di una trasmissione radiofonica, ha parlato della “retrocausalità formativa”, che indica appunto una modalità della causalità in cui la causa di un effetto presente si trova nel futuro e non nel passato. E a detta di Soldani alcuni esperimenti scientifici condotti da fisici quantistici di grande spessore (che non sono in grado di citare) l’avrebbero già dimostrata.
Sembra proprio che ognuno di noi sia una molteplicità di identità esistenti in tempi e luoghi diversi che interagiscono tra loro in modi che ora come ora non siamo in grado di comprendere, influenzandosi reciprocamente in una sorta di danza dell’anima che nel “non tempo” perfeziona la creazione di sé stessa.

Domenica 2 ottobre, come previsto ho tenuto il numero zero del mio nuovo seminario sui Sé futuri. È stato al di sopra delle mie aspettative. Grazie anche alla potente energia del luogo (Monte Porceddus, nella zona di Feraxi) e a un ottimo gruppo, siamo riusciti a contattare delle frequenze davvero elevate.
Come mi ha raccontato alcuni giorni dopo, il mio amico R. − con cui da alcuni anni sto facendo un lavoro sulla Nuraxia, l’antica civiltà dei sardi che ha costruito le migliaia di monumenti megalitici che tuttora esistono in Sardegna – nel corso del seminario è entrato in contatto con i sardi di duemila anni nel futuro. Un contatto che abbiamo ripreso assieme alcuni giorni fa e che si preannuncia molto promettente.
Fra due weekend ripeterò il seminario a Cagliari, e sono sicuro che si apriranno nuove comprensioni e che il futuro che contatteremo ci darà nuovi codici per migliorare il presente e “lanciarlo” verso un tempo di completa armonia e benessere per tutta l’umanità.

Nota: chi volesse approfondire il discorso sul tempo può leggere questi post: Tempo sospesoVoci dal non tempo: 3. La Nuova Era (La molteplicità dei tempi)Voci dal non tempo: 4. Lo scorrere illusorio del tempo

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