Interstellar: 3. L’ombelico del mondo

Omphalos – Ziqqurat di Monte d’Accoddi (Sassari)

Sette anni fa, nell’estate del 2010, ho partecipato a un seminario tenuto sul Monte Arrubiu, a pochi chilometri da Cagliari, da Irina Bergo, nel corso del quale Irina ha interrogato la Sardegna in relazione al suo ruolo nella creazione della Nuova Terra.
Io ero entrato in contatto già da un paio d’anni con lo sciamano Nur – un’identità della mia coscienza vissuta nell’epoca nuragica – e con l’anima sarda, la coscienza collettiva dei sardi nuragici che si erano trasferiti nel sistema di Alpha Centauri quando il degrado della civiltà nuragica era ormai diventato irreversibile.
Le canalizzazioni di Irina avevano confermato e precisato le mie percezioni sullo status energetico della Sardegna all’interno del nostro pianeta.
«Al livello della nuova realtà la Sardegna ha lo status di uno spazio estremamente autonomo e molto particolare, dove le condizioni della multidimensionalità saranno diverse da quelle della altre zone in cui vive l’umanità» ha spiegato Irina. «La Sardegna è sempre stata una specie di tramite naturale con l’eternità. Mentre il resto della Terra era abbastanza chiuso, la Sardegna invece aveva una certa apertura al livello del magnetismo, al livello delle linee di forza. Quindi non è mai stata del tutto chiusa, del tutto isolata. Continuava a sentire il respiro dell’eternità, continuava a sentire il regime e l’ordine provenienti dall’eternità, solo che era difficile manifestare queste cose dentro una realtà tridimensionale. Comunque l’autonomia energetica l’ha sempre avuta e ce l’ha anche adesso, e come ci ha appena detto l’avrà anche in futuro.»
«Anche se magari pochi se ne rendono conto» ha proseguito Irina, «già adesso la psiche delle persone che abitano qui non è esattamente quella di un essere umano classico, si potrebbe dire che già ora nella psiche di chi vive in Sardegna sono presenti delle infiltrazioni che provengono dalle dimensioni non puramente umane. La psiche ha già dentro questo tipo di predisposizione, benché questa predisposizione non si manifesti ancora direttamente nel pensiero o nelle azioni. Quindi possiamo anche dire che la Sardegna è una specie di enorme canale che collega la dimensione umana con le altre dimensioni. A sua volta però questo canale viene formato anche al livello individuale, al livello del singolo stile del pensiero, del singolo sapere. Insomma, più una persona che vive qui si accorgerà dell’originalità del pensiero di tutta la Sardegna e più ne beneficerà individualmente. Il passaggio dal vecchio stile del pensiero al nuovo stile del pensiero in Sardegna può essere vissuto con maggiore facilità rispetto al resto dell’umanità, solo però se si percepiscono in modo consapevole le energie del luogo dove già la dimensione umana convive con le altre dimensioni. Le persone che vivono in Sardegna sono così immerse nella profondità della terra che comunque non potrebbero far niente se non in connessione con la terra. Cioè, praticamente sono già così collegate con la terra che non gli è dato gestire la propria vita se non in sintonia con le energie del posto. I vantaggi di questa connessione sono superiori agli svantaggi, perché avere la terra sarda come alleata è sicuramente una condizione molto privilegiata.»
Durante il seminario è stato chiesto per quale motivo la civiltà nuragica sia ancora, per dir così, misconosciuta.
«In Sardegna sono transitate delle onde che hanno lasciato delle tracce» ha risposto Irina. «Alcune onde si sono espanse, altre magari sono transitate in una forma più compressa, ma comunque hanno lasciato certe tracce, certe conferme della propria presenza. Però adesso non c’è la chiave di accesso per decodificarle, per comprendere veramente ciò che queste onde volevano dire. E queste onde son transitate più volte. È come se l’emozione dell’eternità si sia riversata in questo spazio e abbia lasciato dei ricordi. Però in questo momento la nostra mente, la mente aperta, non è ancora in grado di comprendere veramente che cosa è successo. Possiamo creare delle interpretazioni semplificate che magari non sono nemmeno tanto distorte, però i suoni originari di questa musica ancora non li possiamo percepire. Usando una metafora musicale potremmo anche dire che è come se la musica che è stata eseguita avesse bisogno di altre ottave, non delle ottave che l’umanità utilizzava allora e nemmeno di quelle che sta usando adesso. Se le ottave non sono giuste allora questa musica non può essere decodificata per quello che è, e perciò la nostra comprensione diventa approssimativa. Adesso c’è solo un indicatore verso un senso della musica molto più evoluto, qualcosa che ci porterà avanti nella nostra evoluzione. Ma in questo momento non è un sapere concreto, è piuttosto uno stimolo, uno stimolo latente verso qualcosa che ora non possiamo nemmeno descrivere. Però verrà un momento in cui scoprirete, in cui sentirete questa musica vera. Le linee di forza originarie dovranno a questo punto veramente risvegliarsi, veramente suonare, veramente esprimere il linguaggio del tutto. Questo risveglio in questo momento è già iniziato ma è tutt’altro che concluso, ed è ancora molto forte la copertura superficiale. Siccome la Sardegna ha dentro di sé questa potenza deve aspettare le autorizzazioni per poter attivare la sua musica autentica, perché quando la attiverà l’effetto si sentirà sicuramente non solo in tutto il pianeta ma anche oltre. Quando c’è una tale potenza nascosta, per poterla svegliare devono arrivare le autorizzazioni. Per la Sardegna è proprio così, sta aspettando le autorizzazioni per poter risvegliare del tutto il suo campo di forza primordiale, e lo svelerà in modo graduale. Possiamo dire che il giusto ordine della realtà della Sardegna si sta configurando, deve essere ancora ulteriormente definito, però è un ordine molto giusto e anche molto forte. E sicuramente questo poi si sentirà anche al livello della realtà esterna, delle varie manifestazioni esterne. Sicuramente qui ci sarà così tanta realtà che le persone arriveranno dagli altri posti proprio per respirare quest’aria della realtà così intensa come se fosse una bombola di ossigeno, per attaccarsi al senso della realtà e poi dopo andare ad espanderlo per conto loro.» (Per leggere il testo integrale della canalizzazione di Irina Bergo andate al post L’emozione dell’eternità)

Già da tempo ero convinto che la Sardegna costituisse un unicum all’interno del pianeta, e il seminario con Irina aveva dato alle mie convinzioni una conferma, tanto più importante in quanto arrivava attraverso una persona che non solo non era sarda ma, come lei stessa mi aveva detto in quell’occasione, veniva in Sardegna per la prima volta e non sapeva assolutamente nulla della Sardegna e della sua storia.
Per di più le parole di Irina rispondevano ai miei interrogativi sul perché il ruolo e lo status della Sardegna non fossero in alcun modo riconosciuti nel resto del pianeta. Certo, ormai da decenni la Sardegna è considerata diffusamente una sorta di paradiso naturale, in particolare per le sue spiagge e il suo mare. E il nuraghe di Barumini è stato riconosciuto dall’UNESCO come patrimonio mondiale dell’umanità. Ma mi sembrava quantomeno singolare che una terra con la più alta concentrazione di monumenti megalitici (tra nuraghi, tombe dei giganti, pozzi sacri, domus de janas), vestigia di un’antica civiltà sicuramente molto evoluta, non vedesse riconosciuta per così dire ufficialmente dall’archeologia e dalla storia le proprie caratteristiche e la propria importanza.
Mi chiedevo anche perché in ambito spirituale, nelle varie canalizzazioni che si trovano in abbondanza su internet, la Sardegna e i suoi luoghi sacri non venissero mai menzionati tra i luoghi di potere, accanto magari all’Egitto, alle varie piramidi azteche e maya, a Machu Picchu o all’Isola di Pasqua.
L’idea che mi ero fatto andando in giro per i vari siti nuragici sardi, che in qualche modo la Sardegna si fosse autoprotetta nascondendo sé stessa e la propria originaria potenza energetica per non essere ulteriormente contaminata risuonava con le parole di Irina. Non era ancora tempo per un pieno risveglio, perché il pianeta non era in grado di leggere e decodificare la spiritualità e le energie della Sardegna.
D’altra parte, da quel seminario con Irina sono trascorsi più di sette anni, e da allora in Sardegna il risveglio della terra, delle pietre, delle macchine megalitiche, e dei sardi ha compiuto dei grandi passi avanti.
E questo si sta manifestando anche nell’ambito dell’archeologia e della storia dell’antica civiltà nuragica. Molti studiosi di varie discipline – per la maggior parte al di fuori del mondo accademico, che soprattutto in Sardegna è ancora molto rigido e chiuso nelle proprie teorie superficiali e spesso malamente arraffazzonate – stanno portando avanti ricerche innovative che aprono squarci di verità sull’antica civiltà dei sardi. E in particolare colpiscono per il loro rigore e la loro credibilità i libri e le teorie di Sergio Frau, giornalista romano di origini cagliaritane, cofondatore del quotidiano La Repubblica. Nelle oltre mille pagine del suo ultimo libro Omphalos − Il primo centro del mondo, Frau sostiene, con certosina disamina di prove indiziarie archeologiche, storiche, geografiche e geologiche, che nell’antichità, molto prima degli Egiziani, dei Fenici, dei Greci e dei Romani, la Sardegna era una sorta di “città galleggiante” che ospitava una civiltà fiorente ed evoluta ed era considerata il centro  − l’Omphalos, appunto, cioè l’ombelico − del mondo. Attorno al XII secolo a.C. un megatsunami aveva devastato la metà meridionale dell’isola, fino alle giare che avevano fermato “S’unda manna” (la grande onda). Tutti i nuraghi del meridione sardo erano stati sepolti sotto una coltre di fango alta più di trenta metri (e la maggior parte è tuttora sepolta), e gran parte dei Sardi erano fuggiti dall’isola andando a creare nella penisola italiana nuove colonie (tutte rigorosamente lontane dal mare) e dando vita a una nuova civiltà, quella degli Etruschi (non a caso chiamati dai greci “Tyrsenoi”, cioè costruttori di torri), che poi avrebbe fortemente influenzato la nascita della civiltà romana. L’influenza culturale degli antichi sardi si ritrova in moltissime popolazioni, non solo quelle affacciate sul Mediterraneo, e nei miti di molte parti del pianeta è rimasto il ricordo dell’Isola dei Beati, o dell’Isola dei Padri, le cui descrizioni si adattano in buona parte alla Sardegna.
Per di più, il centro esatto della Sardegna è situato sul 40° parallelo − che può essere considerato l’equatore del mondo antico, lungo il quale si trovano il Monte Athos, Pechino, Samarcanda e la via della seta ­– ed è esattamente equidistante dalle coste occidentali del continente americano e da quelle orientali dell’Asia. Praticamente il centro del mondo. E nel centro esatto della Sardegna c’è il paese di Sorgono, e il suo parco archeologico di Biru ‘e concas che coi suoi 200 menhir è il più grande insediamento di questo genere di tutto il Mediterraneo.
Le tesi di Sergio Frau sono sconcertanti e affascinanti, ma anche molto convincenti, e stanno trovando interesse e sostegno tra gli studiosi a livello internazionale (Sardegna esclusa). A me il suo lavoro colpisce come un segno tangibile, e un importante tassello, del risveglio della Sardegna che si avvia a ritrovare il suo ruolo chiave nel cambiamento di coscienza in atto sul nostro pianeta.
Personalmente, come ho raccontato in altri post, i miei contatti − attraverso la trance multidimensionale − con i sardi nuragici e coi loro progenitori spirituali provenienti dalle stelle (i Saar) si sono approfonditi. Ai tempi della Nuraxia, ancor prima dei tempi studiati da Sergio Frau, la Sardegna era in contatto con diverse civiltà stellari della Galassia, e in particolare con i Siriani (gli “uomini blu” di cui parla Raimondo De Muro nella sua opera I racconti della Nuragheologia) e con i Pleiadiani. E proprio con la supervisione dei Siriani e dei Pleiadiani, con alcuni amici stiamo preparando un evento, una conferenza esperienziale di contatto, per iniziare a divulgare la storia spirituale della civiltà nuragica che la scienza ufficiale non potrà ovviamente mai raccontare.

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