La muta del serpente

Anaconda
Anaconda

Come ho accennato in altri post, questo primo anno della Nuova Era è stato sicuramente molto impegnativo, ma personalmente sono riuscito a godermelo appieno, almeno fino a metà agosto, restando quasi sempre centrato in me stesso; e i frutti, anche materiali, del mio impegno spirituale hanno cominciato ad arrivare con facilità e grazia.
A luglio, come ho raccontato nei post precedenti (Contatti cosmici), ho partecipato a un seminario col contattista peruviano Ricardo Gonzalez e quest’esperienza ha aperto nuove prospettive inaspettate nel mio percorso. Si sono attivati dei canali di comunicazione con gli extraterrestri di Alpha Centauri con cui Ricardo è in contatto, e anche con gli intraterrestri. E parallelamente sono stato ricontattato dagli antichi sardi che erano stati costretti ad abbandonare la Sardegna per rifugiarsi su un pianeta di Alpha Centauri quando la civiltà nuragica si era irrimediabilmente degradata. Con la loro guida, al nuraghe di Orroli abbiamo ricreato un canale energetico allo scopo di ricomporre l’osmosi tra noi (i sardi di oggi) e loro, completando un compito progettato e stabilito millenni fa. Ovviamente il completamento del compito ha solo dato il via a un nuovo cammino ancora tutto da percorrere. Questo è avvenuto ai primi di agosto, e mi è stato detto che il mese di agosto sarebbe stato un periodo di incubazione in cui avrei dovuto adattarmi alla potente energia che era stata portata da Alpha Centauri in Sardegna e sintonizzarmi con le sue frequenze. Per fortuna avevo già deciso da tempo di prendermi quasi tutto agosto di ferie per riposarmi, stare un po’ con me stesso e ricaricarmi.
Dopo ferragosto, probabilmente allo scopo di costringermi a fermarmi del tutto, un’infiammazione a un piede che mi impediva di camminare mi ha obbligato a stare a casa in assoluto riposo per più di una settimana. Ne avevo proprio bisogno, anche se quella settimana non è bastata a ricaricarmi del tutto, e ai primi di settembre ho ripreso il lavoro, per fortuna a ritmo ancora ridotto, con una certa fatica.
L’incubazione era terminata, ma il mio stato interiore anziché migliorare, come mi sarei aspettato, ha iniziato a peggiorare, complice il clima opprimente che da fine agosto fino a una settimana fa ha fatto registrare temperature anche di 36 gradi con un’umidita intollerabile che superava spesso il 90%. Cagliari era ancora una volta immersa in una cappa di energia pesante che rendeva quasi impossibile mantenere elevate le proprie frequenze. Una sorta di inferno che ha toccato il suo culmine il weekend precedente all’equinozio d’autunno. Poi, dall’inizio della settimana scorsa le cose hanno cominciato a migliorare. L’aria ha rinfrescato, le temperature sono scese a valori più sopportabili e anche l’umidità è tornata su livelli normali.
La sensazione immediata è stata di enorme sollievo, che però purtroppo non è durato a lungo. Certo, se n’è andato quel senso di oppressione fisica che rendeva tutto difficile e faticoso, ma un sottile disagio e un senso di diffuso malessere permangono.
Cercare di definire questo malessere non è facile. Fisicamente non posso dire di avere particolari problemi, ma è come se non mi sentissi pienamente a mio agio nel mio corpo e avessi poche energie e una scarsa vitalità. Mi ritrovo spesso a non aver voglia di fare assolutamente nulla. Quasi tutte le notti mi sveglio all’improvviso dalle cinque alle sei del mattino. Sono completamente sveglio e vigile ­­− nonostante io vada a dormire tra l’una e le due e mi svegli normalmente tra le otto e le nove − e quasi sempre a quel punto decido di alzarmi. La cosa strana è che durante il giorno non risento minimamente delle ore di sonno perdute. Oggi mi sono svegliato alle quattro e un quarto, dopo nemmeno cinque ore di sonno, e dopo aver tentato inutilmente per una mezz’ora di riaddormentarmi, ho deciso di iniziare la giornata e mentre bevevo il caffè mi sono messo a leggere in spagnolo – lingua che non conosco ma che ho deciso di imparare e che in parte già capisco discretamente – l’interessantissimo resoconto del recente contatto ravvicinato con gli extraterrestri che Ricardo Gonzalez, insieme alla giornalista e ufologa Paola Harris e a un piccolo gruppo di persone, ha avuto sul Monte Shasta.
Interiormente ho una sorta di leggera e costante agitazione, come se stessi aspettando qualcosa che non si decide ad accadere. Mi sento spesso disconnesso e fuori posto. Durante le mie meditazioni provo una nostalgia indefinita che talvolta provoca il pianto. E stanno emergendo sensazioni ed emozioni molto sgradevoli, alcune delle quali non provavo da decenni. Ad esempio, in alcuni momenti mi sento emarginato e rifiutato (cosa che in questo momento non corrisponde affatto alla realtà),  come se non fossi stato invitato a una festa alla quale tutti partecipano ma da cui io sono escluso. Oppure vengo sopraffatto dal pensiero che i miei sforzi e il mio impegno non siano considerati da nessuno e in fin dei conti non servano proprio a nulla.
Tutto questo è molto sgradevole e fastidioso, e soprattutto apparentemente privo di senso. Perciò mi sono chiesto: cosa mi sta succedendo? In questi giorni finalmente mi è arrivata simbolicamente la risposta con una frase: la muta del serpente.

Leggo da Focus.it che i serpenti cambiano pelle «perché la sostanza di cui è fatto lo strato superficiale dell’epidermide non è elastica e non si rigenera, e quando i serpenti crescono diventa come un vestito stretto. I serpenti compiono una muta completa della pelle in periodi che, secondo la specie, variano da sei mesi a un anno. Qualche giorno prima del cambiamento, questi animali perdono l’appetito, diventano irascibili e cercano di fare scorta d’acqua perché, cambiando pelle, subiranno una notevole disidratazione. Sotto la pelle vecchia si forma uno strato di pelle nuova e, al momento giusto, i serpenti rompono il loro rivestimento esterno a livello della testa e cominciano a spingerlo indietro, sfregando contro il terreno. L’involucro sottile si rovescia e viene rigettato praticamente intero, come un guanto.»
Se interpretata in maniera simbolica, questa descrizione si adatta perfettamente a ciò che sto attraversando. Mi sento imprigionato in una vita che comincia a starmi troppo stretta, metaforicamente “ho perso l’appetito” per la comune realtà, sono facilmente irritabile e sono “energeticamente disidratato”.
Ma a differenza del serpente, non sto cambiando solamente la pelle ma l’intero corpo.
Molte delle varie entità canalizzate che ci stanno istruendo sul cambiamento planetario in atto da tempo, hanno preannunciato che il nostro corpo fisico avrebbe subito una trasformazione radicale, modificandosi dal carbonio al silicio e assumendo una struttura cristallina. Alcuni chiamano il nuovo corpo “corpo di luce”, altri (come Adamus) “corpo di coscienza”, ma in definitiva il concetto è lo stesso. E molti concordano sul fatto che questo cambiamento è cominciato proprio quest’anno, e che in quest’ultimo mese ha subito una forte accelerazione.
Non è mia intenzione dissertare qui sul corpo di luce e spiegarne le caratteristiche e la funzione. Chi vuole approfondire l’argomento può trovare su internet materiale abbondante.
Ma sicuramente percepisco con forza che nell’essere umano, anche a livello fisico, sta avvenendo un trasformazione profonda e radicale. Ed è tempo di cambiare pelle, lasciandoci indietro la vecchia dopo essercene completamente liberati. Il periodo della muta, come abbiamo visto, è molto sgradevole, e per liberarsi della vecchia pelle il serpente la spinge indietro «sfregando contro il terreno». Continuando a interpretare simbolicamente, sfregare contro il terreno può corrispondere ai disagi, i problemi e le sofferenze che incontriamo nella nostra vita quotidiana e che, creando un attrito, ci costringono a riconoscere i pensieri e i comportamenti che non sono più adatti al nostro attuale stato dell’essere e che ci rinchiudono in una vecchia realtà che ormai ci sta stretta. Questa è la pelle di cui dobbiamo liberarci e che dobbiamo lasciare indietro.
In questo processo, è normale che riemergano traumi, ferite, sofferenze e problemi che magari credevamo di avere ormai superato è che invece sono almeno in parte ancora intrappolati nel sistema del “vecchio” corpo fisico ed energetico (la vecchia pelle).
La chiave per attraversare il processo nel modo più indolore possibile − ma una certa quantità di dolore sembra ancora inevitabile per i più, me compreso! − è restare centrati in sé stessi, non cedere al dramma, alla paura, alla disperazione, e agevolare il cambiamento senza opporre resistenza.

Un fattore che può rendere il processo più doloroso e addirittura ritardarlo o bloccarlo, almeno momentaneamente, è ciò che sta accadendo nel mondo. La situazione economica e politica italiana, sempre più disperante e apparentemente senza vie d’uscita, le tensioni irrisolte in Ucraina, il recente massacro dei palestinesi rinchiusi nel comodo mattatoio della striscia di Gaza, i mostri fanatici dell’Isis che cercano di conquistare nuovi territori per instaurare il loro incubo medioevale, tutto questo, e molto altro ancora che sta accadendo nel mondo, può facilmente trascinarci nel dramma e nella paura, se non addirittura nella disperazione, allontanandoci da noi stessi e dal nostro percorso.
Io non sono ottusamente ottimista, e temo che la situazione globale nel prossimo futuro peggiorerà ulteriormente. Ma come ci ricorda Kryon in un suo recente messaggio (Non disperate!), tutto questo era previsto e lui – come altri – ci aveva avvertito che sarebbe successo. Ha sempre sottolineato che la vecchia energia si sarebbe agitata e avrebbe dato del filo da torcere, continuando a combattere fino all’ultimo per non morire. Questo era ed è inevitabile, ed è quello che sta succedendo.
Quello di cui siamo oggi testimoni non è, come saremmo portati a pensare, il prevalere del male sul bene, dell’oscurità sulla luce, ma bensì è la morte della vecchia energia che si sta contorcendo negli spasmi dell’agonia. Una belva morente può essere molto pericolosa, ma per quanto lunga possa essere la sua agonia, la sua esistenza sta volgendo al termine e a un certo punto la belva morirà.
Prima che questo accada il nostro compito – il compito delle vecchie anime, degli operatori di luce, di chiunque abbia scelto il cambiamento della coscienza umana e del pianeta – è di non farci coinvolgere in questa agonia e di continuare coraggiosamente, nel nostro piccolo, a costruire la pace dentro di noi e attorno a noi, e a emanare luce potenziando le nostre capacità di riceverla e di canalizzarla.
Compito difficile, certo, ma è per questo che siamo venuti sul pianeta. E non siamo soli.

Post Scriptum: In questi giorni sto rileggendo Trasmissioni stellari, di Ken Karey, uno dei primi libri canalizzati (risale all’inizio del 1979) ad avere avuto una vasta diffusione e un forte impatto sul movimento mondiale della New Age. Ieri notte dopo avere pubblicato una prima versione di questo post, mi sono imbattuto “casualmente” in un brano che spiega molto efficacemente quello che ho cercato di dire nelle ultime righe, perciò lo trascrivo: «Non focalizzatevi su quel mondo che si polarizza nella direzione dell’egoismo e della paura. Non prestate attenzione a ciò che di vecchio crolla intorno a voi. Appartiene al passato, presto non sarà più. Lasciate che i morti seppelliscano i loro morti, e concentratevi unicamente sulla costruzione del nuovo.  Allontanate le vostre energie da quei sistemi di informazione che servono soltanto ad attirare l’attenzione sulla distruzione del vecchio. Allontanate l’energia del vostro interessamento da tutte quelle forme di “media” che vi tengono costantemente al corrente delle grida di morte dei sistemi di sfruttamento e manipolazione. Prendetevi cura di voi stessi, dei vostri figli, delle vostre famiglie e comunità. Lì troverete la migliore delle notizie – che il tempo è venuto, e che l’Essere Planetario del quale fate parte si sta alla fine cominciando a svegliare, e a scrollarsi di dosso le coltri della Storia.» Parole profetiche, se si pensa che sono state scritte più di trent’anni fa. E così è.

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